Mario Monti detta ed i mercati eseguono, il potere di un deus ex machina e la strada per il 2013

Mario Monti al suo esordio precisò subito: non sono un uomo dei poteri forti. E’ vero, lui è un potere forte. Ma perché tornare ancora una volta sulle caratteristiche peculiari dell’uomo chiamato dal Presidente della Repubblica in persona a risollevare le sorti dell’Italia? Perché è arrivato il momento di fare un bilancio e cercare di capire l’influenza in Europa e nel Mondo di un professore “costretto” a diventare statista.

Cominciamo dal rapporto di Mario Monti con i suoi colleghi del G20. Tra i potenti della Terra, Mario Monti è l’uomo più vicino al presidente degli USA che non perde occasione di chiedergli consigli, suggerimenti. Nella leggenda l’ultimo dialogo, quando durante i fuochi d’artificio dell’ultima riunione Monti spiegò al giovane Obama come non fosse il caso di continuare a parlare in privato dell’andamento dei mercati.
Con il passo felpato ed i toni del politico di vecchio stampo, suggerisce alla stampa cosa dire e come dirla (se posso suggerire, eviterei di definire gli evasori dei furbi, per citare un esempio), si difende dalle trappole dei colleghi in Parlamento attaccando in maniera netta e senza repliche, senza dover usare il turpiloquio usato dai politici della Seconda Repubblica.
Infine il suo lavoro di politica internazionale procede in tandem con quello di Mario Draghi. Dove il banchiere centrale non può arrivare arriva Monti, parlando personalmente con il premier finlandese scettico nei confronti del meccanismo di salvataggio dell’euro o riuscendo a mettere spalle al muro la Germania della Merkel. Il suo ultimo discorso è destinato a riecheggiare a lungo: Vedo la fine della crisi non è solo lo slogan che è riuscito a zittire anche le agenzie di rating pronte a cambiare le loro previsioni sull’Italia, ma affermare che ci sono decisioni storiche che non possono essere prese tramite referendum affidate ai popoli. Che ne sarebbe stato del primo embrione di Unione Europea a soli 5 anni di distanza dalla fine della Seconda Guerra Mondiale equivale ad un manifesto politico.

Significa che entro giugno 2013 dovranno essere gettate le basi degli Stati Uniti d’Europa, con qualsiasi mezzo possibile. E se la classe politica europea sembra iniziarsi ad abituare all’idea, il tandem Fini-Casini intuisce la possibilità del colpaccio per il 2013: seppellire per sempre il PDL di Berlusconi creando una coalizione di governo con ex ministri del governo Monti e lanciare la sfida al centrosinistra ed ai grillini. In questo senso, un ulteriore rafforzamento del Movimento di Beppe Grillo porterebbe ad una discesa in campo diretta del premier Monti (occorre evitare le derive populistiche in tutta Europa, sono sempre parole del Professore della Bocconi) vista di buon occhio sia negli USA che in Francia.

Durante quest’estate scandita dalla fantasia metereologica del centro Epson, Monti è stato acclamato come deus ex machina della politica italiana da tutti i grandi (e potentissimi) uomini della Silicon Valley ed in Francia ad alcuni gruppi di potere vicini a Mitterand ed al cosiddetto “circolo di Montecarlo”. Tutti hanno chiesto a Monti la stessa cosa. Candidati per il 2013, non lasciare la politica in mano ai partiti oggi esistenti. Considerando le grandi manovre in corso, cosa sarà realmente concesso a noi insignificanti elettori? Potremo realmente scegliere o saremo pesantemente condizionati dallo spettro del fallimento? La corsa per le elezioni del 2013 è cominciata.

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