Si alza lo scontro, tra accuse di fascismo e pidduismo
Se Mario Monti ha dato il via alla campagna elettorale per il 2013, tra ieri ed oggi si sono visti i primi scontri frontali tra due contendenti agguerriti. Stiamo parlando del segretario del PD Bersani, candidato premier fino a nuova decisione (le primarie potrebbero portare Matteo Renzi alla guida del più grande partito di centrosinistra in Italia) e Beppe Grillo, proprietario del Movimento Cinque Stelle che ha lanciato una sfida senza precedenti alla classe politica italiana. Per la prima volta, un pacato Bersani ha sparato ad alzo zero nei confronti di un avversario politico, parlando apertamente di “Fascisti del web”. Davanti al proprio pubblico, Pierluigi Bersani lancia un messaggio netto:
Vengano qui a dircelo, vengano via dalla rete. Vengano qui. Si sta creando un linguaggio, e consiglio a chi sottovaluta questi dati di linguaggio, di andarsi a rileggersi un pò di storia, e in particolare i fatti del 1919
La risposta non si è fatta attendere. E dal suo scranno virtuale Grillo risponde a tono.
Fatemi capire, se Bersani viene accomunato a uno zombie politico (tesi supportata dalla sua storia passata e recente) è un insulto gravissimo, se invece Bersani considera il MoVimento 5 Stelle alla pari del nuovo Partito Nazionale Fascista è normale dialettica. Si rassicuri, non è un fascista. E’ solo un fallito. E a Bersani non mi sognerei mai di dare del fascista, gli imputo invece di aver agito in accordo con ex fascisti e piduisti per un ventennio, spartendo insieme a loro anche le ossa della Nazione
Toni roventi che il comico genovese ricalca imputando al PD trasformismo politico nella gestione del referendum dell’anno scorso in merito all’uso del nucleare, mentre dal canto proprio Bersani accoglierà l’11 settembre prossimo il primo sindaco del Movimento Cinque Stelle alla convention dei democratici.
Nel frattempo, in una campagna elettorale in cui si rischia di non vedere traccia di programmi politici, a causa dell’avvitamento dei nostri rappresentanti nelle loro quotidiane invettive, entra la proposta del PDL che invita si a cambiare la legge elettorale, ma a patto di lasciare un terzo delle poltrone in mano a “parlamentari di alto livello” che non sarebbero eletti tramite la nomina diretta. Per garantire il posto a quei parlamentari che da più di due legislature hanno imparato come rimanere ad alti livelli, i partiti dovrebbero mantenere un terzo dei posti a disposizione per “poter mantenere l’equilibrio, non per  fare demagogia.”
La proposta shock di Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera dei Deputati, segna il passo. La spartizione della torta è già cominciata, occorre soltanto convincere gli italiani a partecipare alle prossime elezioni.
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