Roberto Saviano mette il naso all’inferno. Un rischio in più per la sua incolumitÃ
Arrivato alla fama internazionale grazie al best seller Gomorra, Roberto Saviano è stato in grado di allargare l’orizzonte ristretto del giornalismo d’inchiesta italiano ma rischia seriamente di aver messo il naso lì dove non osano nemmeno le aquile, proprio lì dove Falcone e Borsellino arrivarono e furono barbaramente uccisi.
Prima di indicare il nuovo oggetto di indagini di Saviano, è giusto dare una precisazione su un punto nodale sulla storia personale dei due magistrati palermitani. Mentre cominciava a venir fuori la struttura mafiosa nella sua tentacolare complessità  i due giudici arrivarono a scoprire la struttura che indirizza e dirige le azioni di interesse mafioso, fermandosi al grado di connivenza dei grandi gruppi finanziari ed ai meccanismi di riciclaggio di denaro sporco nei grandi circuiti finanziari mondiali, tramite strumenti complessi quali hedge found e futures, oggetto d’indagine già nel 1992.
Quello che accadde in quell’anno a Capaci ed in via D’Amelio è noto a tutti, mentre in pochi riescono a capire perché la stampa italiana si è avvitata su un enorme meccanismo di distrazione di massa, quale la querele tra La Repubblica ed Il Fatto Quotidiano, impegnati a rispondere sulla legittimità di intercettazioni a carico del capo dello Stato piuttosto che sull’argomento delle indagini svolta a Palermo e Caltanissetta. Occorre non ricordare all’opinione pubblica italiana e straniera che il giudice Barillaro, incaricato di indagare a fondo sulla pista dei soldi seguita proprio da Falcone e Borsellino, è stato ucciso dallo scontro frontale della sua jeep in Namibia, una decina di giorni dopo le ultime minacce di morte. Occorre non ricordare al’opinione pubblica come il pm Ingroia, presto al lavoro per conto dell’ONU in Nicaragua, ha incontrato l’ex cassiere di Totò Riina in Thailandia, Vito Roberto Palazzolo, in grado di spiegare l’interesse dei capimafia per le finanziarie a Londra e per le riserve di materie prime in Africa, specialmente quella parte del continente nero “colonizzato” dai cinesi.
Ecco perché Saviano questa volta rischia grosso. Quando sul New York Times inizia a fare i conti in tasca a colossi come UBS Bank, Barclays, ABN AMRO, Credit Suisse e Lloyds e quel 1,3 trilione di dollari girati negli stati canaglia a caccia di liquidità e delle montagne di capitali arrivati dai paradisi off-shore per ricapitalizzare le banche, Roberto Saviano ha scoperchiato il classico Vaso di Pandora. Ancora un altro passaggio e scoprirà dove vengono investiti i soldi del commercio di droga mondiale, spesso usati si nel commercio di armi, ma anche nel finanziamento occulto di grandi programmi per il potenziamento della sicurezza nazionale in alcuni stati del “blocco occidentale”.
Nel pieno della campagna elettorale USA, Saviano spiega il fallimento dell’amministrazione Obama nel cercare di dare delle regole al mercato di Wall Street dopo il primo crack del 2008, i cui effetti a medio-lungo termine proseguono oggi, a causa di una manovra tesa a destabilizzare l’euro, ad un passo dal diventare la moneta usata nello scambio di petrolio sul mercato mondiale. Un aspetto su cui torneremo presto, per cercare di spiegare quando la crisi economica inizierà a rallentare.
Roberto Saviano ha riannodato il filo partendo da Gomorra, arrivando all’anticamera della “stanza dei bottoni” dove i soldi della criminalità organizzata vengono riciclati e riutilizzati per altri scopi. Speriamo possa arrivare oltre e che il suo lavoro non vada disperso o peggio ancora, dimenticato.