Sperduta nell’Oceano Pacifico, ricca di colossali statue: l’Isola di Pasqua. – Parte sesta – Conclusione
Ma la maggior parte delle fantasie su Rapa Nui si concentra su uno dei miti che ritroviamo in molte delle civiltà antiche: quello di un grande continente scomparso. C’è chi lo chiama Atlantide, altri Mu o Lemuria. Sembra una favola avvincente, ma c’è un indizio reale che parrebbe avvalorare la fantastica tesi di una terra scomparsa. Parliamo delle poche tavolette in legno giunte a noi con i caratteri chiamati Rongo Rongo.
L’antica e originaria cultura di Rapa Nui aveva la conoscenza di questo tipo di scrittura simbolica, ma poi la perse improvvisamente. Perché? Risulta inoltre sorprendente che gli ideogrammi che la compongono sino pressoché identici a dei geroglifici scoperti nell’antichissima città di Mohenjo-Daro, in India. Ossia in un luogo che si trova dall’altra parte del mondo rispetto all’isola di Pasqua.
Per raggiungerlo via mare partendo da Rapa Nui occorre circumnavigare metà del Sudamerica, doppiare il Capo di Buona Speranza, all’estremità meridionale del Sudafrica, e poi risalire l’Oceano Indiano fino alla destinazione finale. Si tratta di un’impresa inconcepibile per una zattera o una canoa, le uniche imbarcazioni disponibili all’epoca in cui furono realizzate le tavolette.
Sia le iscrizioni indiane sia quelle dell’isola di Pasqua sono però rimaste indecifrate, anche se circa dieci anni fa uno studioso americano annunciò di avere compreso la chiave per interpretarle. Si tratta di Steven Fisher, che nel 1996, sulla rivista New Scientist, scrisse di essere riuscito a leggere ben 22 tavolette Rongo Rongo. Secondo il ricercatore si tratterebbe di testi sacri che descrivono la creazione del mondo attraverso una serie di miti. Ma per altri studiosi, decisamente meno accademici, le tavolette conterrebbero invece una sorta di manuale di istruzioni per un fantomatico reattore energetico, lo stesso che sarebbe raffigurato in alcuni disegni presenti a Rapa Nui.
Forse l’isola di Pasqua, così isolata e inaccessibile per secoli, ha potuto mantenere intatte le prove di un’antichissima civiltà. Qui le tavolette di legno Rongo Rongo sono infatti rimaste intatte e incontaminate, almeno fino all’avvento dei missionari che decisero di bruciarne gran parte perché le ritenevano “pagane”. Ma è davvero possibile che questo puntino in mezzo all’oceano abbia potuto conservare, tra le sue maglie, qualche granello di una memoria antichissima?
Sembra quasi che le domande suscitate da questo piccolo e antico frammento di Terra conducano a risposte più grandi degli uomini che le pongono. Il mistero continua…
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