Renzi scatta in avanti e si propone come premier, una mossa che spacca il PD
Anche nella segreteria del PD, tanto tuonò che piovve. L’incontro preliminare con Mario Monti, la sua fuga dalla direzione del PD che ha sancito la linea Bersani, fatta di dialogo e scambio di cariche con il Movimento Cinque Stelle, alla fine hanno prodotto una decisione di cui si intravedo già i primi effetti. Matteo Renzi rimane fedele al mandato di Bersani sancito dalle primarie, ma non accetta questa linea che ha relegato il PD in secondo piano, lasciando il potere d’agenda prima a Berlusconi, ora a Grillo.
Matteo Renzi vorrebbe una tattica molto più aggressiva, in grado di inchiodare il Movimento Cinque Stelle alle responsabilità di governo, pronto a collaborare attivamente verso provvedimenti concreti ma sbarrando sin da subito la porta per quanto riguarda il referendum sull’Europa e probabilmente, offrendo una sponda inattesa per la questione della TAV.
La vera questione politica però è un’altra. Ai vertici del PD Renzi non piace perché troppo irruento e soprattutto, realmente interessato a rottamare Rosy Bindi ed altri “notabili” del partito. Ma lo smacco delle elezioni brucia ancora e la semi-disfatta, causata dal ritorno combattivo di Berlusconi, il crollo di consensi di Monti, sovrastimato da Bersani e lo tsunami di Grillo, non piacciono a chi segue più la realpolitik più che le convenienze di salotto.
La tentazione a cui Renzi ha rinunciato dopo le primarie era quella di portare via una costola del PD e garantirsi un 10% dei consensi, la sua uscita pubblica sulla possibilità di fare il premier per mandare in panchina Bersani e cercare di ottenere una fiducia, avrà delle ripercussioni.
Dal Movimento Cinque Stelle le posizioni sono chiare, mentre tutti i partiti stanno per presentare la loro lista di candidati per la Camera ed il Senato a Napolitano, facendo saltare qualsiasi ipotesi di accordo preliminare. Dal PDL i nomi proposti dovrebbero essere quelli di Schifani e di Gianni Letta, il secondo solo nel caso in cui non sia possibile puntare alla corsa al Quirinale.
La questione che solitamente viene risolta dagli accordi preliminari tra i partiti e le coalizioni appena eletti sarà da dirimere ancora una volta da Giorgio Napolitano, orientato a rispettare la consuetudine costituzionale e a dare sicuramente uno dei due rami del Parlamento al PD, mentre alla Camera spetterebbe al Movimento Cinque Stelle esprimere un candidato.
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