Napolitano non molla, vuole un governo ma i partiti lo hanno già abbandonato
E’ arrivato il momento. Due settimane di consultazioni, tra quelle del Presidente della Repubblica e quelle affidate a Pierluigi Bersani. Le posizioni sono cristallizzate, Berlusconi offre il governo di coalizione a Bersani, vola nei sondaggi al primo posto ma Bersani rifiuta, consapevole che un’alleanza con il PDL trascinerebbe il PD nella sconfitta elettorale insieme al suo segretario. Il Movimento Cinque Stelle vuole solo governare, anche a costo di tornare alle urne e perdere voti, come previsto dagli ultimi sondaggi.
Napolitano ha invitato due gruppi separati, composti da personalità di spicco,  a preparare un programma di governo europeo, da vagliare e da sottoporre alle forze politiche in Parlamento, per poter avere un governo tecnico largamente condiviso. Fino all’ultimo giorno di presidenza, Giorgio Napolitano intende comporre un programma di governo univoco, prendendo quasi per stanchezza gli schieramenti.
Il rischio è massimo. Fino alla fine del suo mandato, Giorgio Napolitano intende mettere insieme gli schieramenti attorno ad una soluzione condivisa e sembra deciso a trovare un accordo. Spetterà al prossimo Presidente della Repubblica decidere se sciogliere le Camere o solo il Senato, come previsto dall’articolo 88 della Costituzione. Il mandato scade a metà maggio ma le consultazioni partirebbero già il prossimo 15 aprile.
Napolitano ha mandato anche un messaggio ai mercati internazionali e alle agenzie di rating, pronte a far calare il loro giudizio martedì 2 aprile: l’Italia ha un governo in carica, scelto proprio dal Presidente della Repubblica ed è quello di Mario Monti, che nel frattempo ha assunto l’incarico ad interim di Ministro degli Esteri.
Il rischio concreto è che i partiti siano già proiettati alla campagna elettorale e aspetteranno soltanto che scada il mandato di Napolitano per chiedere al nuovo Presidente della Repubblica, elezioni immediate. Se i tempi sono quelli previsti, per un mese buono a due gruppi scelti tra i partiti spetterà l’ingrato compito di tenere viva una speranza che a questo punto, appartiene più al Quirinale che ai partiti seduti in Parlamento.
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