Quirinarie, flop 2.0

Dovevano essere le votazioni più democratiche che si fossero mai viste, finalmente i cittadini e gli utenti dalla Rete potevano portare direttamente in Parlamento il nome di un loro preferito. La votazione però era riservata a coloro che risultavano iscritti entro il 31 dicembre 2012. Poco importa, in fondo è la prima volta che accade, la Rete in Italia è lenta, occorre conteggiare i dati, il calcolo è lungo e complesso. Alla fine, la sorpresa in mattinata. Quirinarie annullate, con tanto di certificato che parla di attacco hacker. Non si specifica né come è stato portato avanti né arriva una rivendicazione. Il risultato? Una figura di m****, senza se e senza ma.

E ovviamente, la Rete si scatena. Dalle animazioni che fanno vedere un abilitato alle Quirinarie che mette il nome di Prodi ed il sistema che va in crash, alle notizie dei grillini che occupano le Camere del Server, a pezzi di codice che annullavano tutti i voti che non andavano a Grillo Presidente, mentre si parla già di un plebiscito per il Gabibbo e dell’imbarazzo di Grillo a dover presentare Homer Simpson come il più votato.

Qualcuno manda tweet di solidarietà all’hard disk che ha conteggiato i voti ed è stato manomesso stamattina, mentre da LiquidFeedback si inizia a parlare apertamente di LiquidMelma ed in molti chiedono comunque di sapere quale nome è venuto fuori dalla competizione di ieri.
Qualcun altro allarmato segnala che la pasta cucinata a pranzo si è scotta a causa di un attacco hacker mentre qualcun altro segnala come alla guida degli hackers sia stato presentato Schettino. E al grido di una quirinaria al giorno toglie il troll di torno, si scopre che Kaspersky ha superato nelle preferenze Milena Gabbanelli, mentre Casaleggio si è mosso infuriato per aver preso solo 7 voti. Pare infatti che alla lettura di Qui rinarie, un paio di fedelissimi abbiano urinato in contemporanea sul server centrale mandandolo in fumo. Oltre questo, sono in corso accertamenti per capire quanti ROM siano stati pagati dal PD per falsare il voto, in risposta alle polemiche per le primarie a Roma.

Scherzi a parte, dopo l’evidente fallimento in termini di partecipazione delle Parlamentarie, con i voti complessivi arrivati inferiori a quelle di una piccola sezione tradizionale di un partito, la potenzialità del voto online cadono definitivamente in disgrazia, a causa della lentezza sistemica della nostra rete internet, ancora troppo arretrata, oltre che al legittimo dubbio che il voto, essendo spedito comunque ad un privato, possa essere manipolato, in assenza della corretta certificazione e della mancata creazione di una cosiddetta PEC, una casella di Posta Elettronica Certificata, oltre che di tecnici qualificati a fare un controllo del servizio.

Ma quel guru della Rete di Casaleggio sapeva che questo sarebbe accaduto. Matt Groening lo aveva previsto ma purtroppo, non lo ha avvisato per tempo.