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Napolitano spiega quanto dura il suo mandato e perché ha accettato l’incarico | Informazione
Napolitano spiega quanto dura il suo mandato e perché ha accettato l’incarico Reviewed by Momizat on . Giorgio Napolitano si ripresenta ai suoi Grandi Elettori e chiarisce davanti all'Italia e al mondo il perché della sua scelta, sofferta, di rimanere ancora al Q Giorgio Napolitano si ripresenta ai suoi Grandi Elettori e chiarisce davanti all'Italia e al mondo il perché della sua scelta, sofferta, di rimanere ancora al Q Rating:
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Napolitano spiega quanto dura il suo mandato e perché ha accettato l’incarico

Giorgio Napolitano si ripresenta ai suoi Grandi Elettori e chiarisce davanti all’Italia e al mondo il perché della sua scelta, sofferta, di rimanere ancora al Quirinale, nel pieno delle sue funzioni.

Questi i passaggi più importanti del suo discorso:

Ringrazio i presenti per l’elezione avvenuta a così larga maggioranza, anche tra i nuovi parlamentari che sono così distanti dalla mia storia politica. (Si commuove) Ringrazio anche l’affetto cresciuto negli anni verso me e l’istituzione che rappresentavo tra grandi masse di cittadini, nelle strade, nelle piazze per vivere insieme i fasti dell’unità nazionale.

Non prevedevo di tornare in quest’aula a pronunciare il discorso da Presidente, come avevo detto a dicembre, avevo messo l’accento sull’esigenza di dare un segno di dare normalità nell’avvicendamento ma dopo l’esito nullo di cinque votazioni in questa aula, la mia decisione è mutata. Le incognite che si possono percepire a livello delle istituzioni locali, che ascolto e rispetto, sono da seguire con serietà e coerenza, come accaduto sin dai tempi del Risorgimento.

L’avvitarsi del Parlamento nello stallo mi ha mosso ad accettare, per un senso antico e radicato di appartenenza al paese, la rielezione per un secondo mandato non si era mai verificata, pur non essendo esclusa dal dettato costituzionale. Ci siamo trovati insieme per una scelta legittima e di emergenza, in un contesto internazionale per noi sempre più stringente. Occorreva dare un segnale di vitalità istituzionale, per una ritrovata fiducia in noi stessi e nell’Italia. Quanto accaduto qui nei giorni scorsi è stato il risultato di guasti ed irresponsabilità: negli ultimi anni di richieste di riforme, durante anni di crisi economica, hanno finito per prevalere calcoli di convenienza, tatticismi, strumentalismi. Ecco a cosa hanno condotto i dibattiti sterili, quel tanto di correttivo ed innovatico che si riusciva a fare, nella trasparenza, nella moralità e nei conti pubblici è stato facilmente ignorato e la protesta verso partiti, parlamento e istituzioni sono state ingigantite da campagne demolitorie.

Attenzione, il vostro applauso, non induca ad alcuna autoindulgenza! Non dico corresponsabili di tutta questa corruzione, ma è imperdonabile la mancata riforma elettorale del 2005, ancora pochi giorni fa il presidente Gallo ha dovuto ricordare la raccomandazione della Corte Costituzionale. La conquista sul filo del rasoio del voto di maggioranza non ha permesso alla coalizione vincente di governare questa situazione, dando frustrazione a quei cittadini che non hanno potuto scegliere i loro eletti.

Faticosamente concordate, non sono state affrontate misure sul tabù del bicameralismo paritario e mi fermo qui, perché i miei appelli sono stati tanti e assorbiti dalla sordità di quegli stessi schieramenti politici che oggi mi hanno richiamato qui per far uscire le istituzioni da questo stallo. Se mi troverò di fronte ad altre assurdità, non mi fermerò a manifestarne le dovute conseguenze davanti al paese, per fra proseguire la democrazia della Repubblica Italiana.

Occorre parlare il linguaggio della verità, anche per introdurre il discorso per l’avvio di un nuovo sviluppo economico più equo e sostenibile, un discorso che posso solo inviare al lavoro dei saggi da me convocati, occorre passare in sede politica ai fatti per poter fare delle scelte conclusive e andare anche oltre, se si vuole, con il contributo di tutti.

La necessità di riforma dei canali di partecipazione politica, tra Stato e Regioni, si rafforzino i poteri dello Stato dalla magistratura alle forze armate e la Corte Costituzionale. Occorre ricordare la partecipazione alle missioni di pace della comunità internazionale, rese possibili dal seguito dato dalla nostra carta costituzionale. Per influire sulle prossime opzioni dell’Unione Europea, per favorire la ricerca e la crescita delle imprese, sottolineo il mio impegno in ogni sede e continuerò a farlo, rilanciando il dinamismo e lo spirito di solidarietà.

Di fronte ad un angoscioso crescita della disoccupazione occorre vedere la questione della prospettiva di futuro per un’intera generazione, di slancio delle energie femminili, non possiamo restare fermi di fronte ad imprenditori che giungono a gesti disperati, giovani bloccati e donne che ancora mantengono posizioni di subalternità. Volere il cambiamento dice poco, occorre misurarsi su questi problemi, perché diventino fulcro dei lavori parlamentari e delle nuove forze del mondo di lavoro e di impresa bloccate.

Occorre un nuovo slancio nella società, un colpo di reni nel Mezzogiorno stesso da una spirale di arretramento ed impoverimento. Il Parlamento ha deliberato all’unanimità lo sblocco dei primi fondi alle imprese, quanto più si allontanerà il fumo dello scontro elettorale e porterà una diversa considerazione anche di fronte l’Unione Europea.

Apprezzo l’impegno del Movimento di volersi impegnare alla Camera e al Senato il peso che gli spetta, quello è la strada giusta, non la contrapposizione tra Piazza e Parlamento. Non può d’altronde reggere e dare frutti neppure una contrapposizone tra Rete e partiti che esistono da mezzo secolo. La Rete offre stimoli all’aggregazione ed enorme liberazione di energie, ma non c’è partecipazione democratica senza partiti incapaci a rinnovarsi o di movimenti politici organizzati tutti comunque da vincolare al vincolo costituzionale democratico.

Per le forze politiche presenti in Parlamento, è quella la strada da prendere per il miglioramento del paese, anche facendo convergere scelte diverse, sentendo voi tutti di far parte del Parlamento non come espressione di un partito ma tenutari della volontà popolare. C’è da lavorare concretamente, spendendo ed acquisendo competenze nelle commissioni di Camera e Senato, lasciatevelo dire (commosso) da un giovane che a 28 anni portò la sua pietra per la crescita dell’Italia.

Al Presidente tocca solo di firmare l’avvio di un governo che abbia la maggioranza delle due camere, è necessario un esecutivo con cui presentarsi. Fare i conti con le forze in campo sapendo quali sono le necessità del paese. Si è persa la capacità di convivere civilmente tra schieramenti politici concorrenti, auspicando già 7 anni fa il tempo della maturità per soluzioni di governo condivise.

Io ho accolto questo nuovo impegno per dare all’Italia il governo che merita, fulgendo al più da fattore di coagulazione, tutte le forze politiche si prendano le loro responsabilità, mi accingo al mio secondo mandato senza illusioni di fare miracoli, eserciterò con accresciuto senzo del limite e con immutata imparzialità il mio dovere, fino a quando le forze me lo consentiranno e fino a quando sarà necessario. Inizia per me questo impegno in una fase avanzata della mia vita, non vi mancherà il mio incitamento.

Viva la Repubblica, viva il Parlamento, viva l’Italia.

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