Enrico Letta ottimista dopo le prime trasferte, ma Berlusconi lo stoppa

L’Ocse ritocca le stime di crescita per il 2013 al ribasso con un -1,5% e consiglia caldamente di non calare fortemente le tasse, almeno per quest’anno. Un’incudine su cui Letta si trova proprio da fine aprile, mentre ancora stava per prendere la fiducia al Senato, Berlusconi ha suonato la carica e oggi Brunetta ha specificato, senza togliere l’IMU, non si va da nessuna parte.

Letta prende tempo, parla di sospensione per poi studiare una misura preventiva che permetta la progressiva riduzione della tassa, in realtà sa perfettamente che Berlusconi farà di tutto per far pesare la sua figura ed i suoi moniti in tutti i modi, lanciando di fatto una campagna elettorale che potrebbe cominciare già nel 2014.

Conti alla mano, non solo l’IMU farebbe mancare una buona parte delle tasse che potrebbero essere destinati nuovamente ai comuni, ma la sua restituzione, al netto delle imposte da applicare su soldi già messi in bilancio, costerebbe 8 miliardi di euro, a fronte dei 3 miliardi che devono essere sbloccati entro il mese di maggio per evitare il blocco del sistema di cassa integrazione.

La sabbia negli ingranaggi arriva dai falchi del PDL, stizziti del mancato ingresso nel governo di coalizione che ha visto il trionfo delle ali più moderate del partito, eccezion fatta per Angelino Alfano, presente come vicepremier per equilibri congiunti da mantenere. Dal primo giro di consultazioni europee Enrico Letta si sente rafforzato, solo una politica di incentrata sullo sviluppo può portare fuori l’Italia dalla recessione, passando dalla riduzione del debito.

Contrazione del credito e tagli della spesa pubblica sono stati additati dall’Ocse, di cui fa parte ancora il ministro Saccomanni, come i principali ostacoli allo sviluppo italiano. La lotta più dura è quella per permettere alle banche di tornare ad erogare crediti, ma al momento, non è uno dei piani in fase di studio.

La procedura di infrazione per l’Italia sarà discussa il prossimo 29 maggio, in cui andrà garantito non solo il dato del 2012, sotto la soglia del 3% nel rapporto tra deficit e PIL, ma va garantita una continuità fino al 2015. A giugno, un’altra grande partita andrà chiusa, quella relativa al piano sviluppo siglato l’anno scorso per iniziativa del governo Monti e di fatto stoppato dalla Germania. Solo le elezioni tedesche a settembre potranno smuovere questa situazione.