Recensione Clou The Duck: Anime nella Nebbia

Intenso, come solo lui sa essere, Sergei Loznitsa realizza un dramma all’insegna del sospetto e della paura. Filmato in Russia, Bielorussia e Germania, “Anime di Nebbia” guadagna i favori della critica estera e il disprezzo di quella di Stato.

Siamo in una Bielorussia del ’42 che sente tutto il peso del dominio tedesco sul suo territorio. Sushenya è un membro della resistenza partigiana che lavora come addetto al controllo binari nella stazione del suo villaggio. I suoi “compagni” decidono di far deragliare un treno in segno di rappresaglia contro gli invasori proprio in quella zona e, nonostante lui cerchi in tutti i modi di dissuaderli poiché la vendetta dei tedeschi si sarebbe riversata sui cittadini, il folle piano viene portato a compimento. Sushenya viene arrestato insieme ad un gruppo di persone e accusato di sabotaggio, tuttavia, l’ufficiale decide di condannare a morte tutti tranne lui e di liberarlo.
Come prevedibile, gli abitanti del villaggio non riescono a spiegarsi come sia stato possibile che i tedeschi abbiano deciso di risparmiarlo e, in men che non si dica, trai cittadini comincia a diffondersi la voce che lui abbia tradito i suoi compagni e collaborato con la Germania. Rabbia ed odio danno forza al sospetto a tal punto che, un giorno, i compagni Burov e Voitik vengono incaricati di andare a prelevare Sushenya davanti sua moglie e suo figlio.

E’ lodabile il coraggio mostrato dal regista nel portare avanti quest’opera. Va, infatti ricordato che, dall’instaurazione del regime Sovietico, tutto ciò che potesse ledere l’immagine di stato è sempre stato silurato. Oggi, come in passato, lavori come quello di Loznitsa non sono visti affatto di buon occhio. Ciò non toglie che si tratti di un film ben fatto e caratterizzato da un’ottima regia, che si propone di mostrare al pubblico alcune verità di un periodo storico molto critico, per la Russia e per il mondo intero.