Recensione Clou The Duck: The Parade
Srdjan Dragojevic, armatosi di coraggio, scrive una commedia che vuole prendere le distanze da tutti gli altri esemplari del genere. Egli stesso la definisce una “tragicommedia sociale” poiché, tolte le spoglie di riso, viene rivelato il satirico sorriso di coloro i quali vivono sulla loro pelle la tragica realtà del pregiudizio.
L’ex eroe di guerra pieno di pregiudizi Limun è pronto per convolare a nozze (per la seconda volta) con la liberale Biserka. Necessità vuole che l’organizzazione del matrimonio venga affidata a Mirko e Radmilo, una frizzante coppia gay. Cosa vogliono in cambio i due? Molto semplice. A causa del rifiuto della polizia, la parata del gay pride è rimasta senza scorta per la gioia di tutti gli omofobi razzisti che non vedono l’ora di picchiare qualche omosessuale durante l’evento e, dato l’imprevisto, viene deciso che saranno Limun e suoi soldati a proteggere i manifestanti per tutta la durata della parata. Purtroppo, i soldati, ancora più retrogradi del loro comandante, disertano. Limun e Radmilo, disperati, saranno costretti dunque a chiedere aiuto di tre agguerritissimi nemici risalenti al tempo della guerra dei balcani degli anni ’90: il bosniaco Halil, il croato Roko e il kosovaro albanese Azem.
Solo Dragojevic è riuscito in un’impresa non alla portata di tutti. Egli, infatti, ha mostrato una grave piaga sociale utilizzando la commedia come strumento, senza mai cadere nella banalità. La regia non è perfetta, ma si tratta di errori che diventano perdonabili dinnanzi all’intelligenza e alla professionalità con cui viene raccontata questa storia.
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