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Apple nei guai, dopo aver perso fette di mercato, è accusata di aver eluso 74 miliardi di tasse | Informazione
Apple nei guai, dopo aver perso fette di mercato, è accusata di aver eluso 74 miliardi di tasse Reviewed by Momizat on . A Cupertino tira davvero una brutta aria. Dopo le perplessità sui nuovi prodotti Apple che non riescono più ad avere quel grado di innovazione legato al design A Cupertino tira davvero una brutta aria. Dopo le perplessità sui nuovi prodotti Apple che non riescono più ad avere quel grado di innovazione legato al design Rating:
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Apple nei guai, dopo aver perso fette di mercato, è accusata di aver eluso 74 miliardi di tasse

A Cupertino tira davvero una brutta aria. Dopo le perplessità sui nuovi prodotti Apple che non riescono più ad avere quel grado di innovazione legato al design che ha fatto della Apple la prima azienda al mondo per fatturato, dal Senato USA arriva una possibile stangata miliardaria. La causa deriva dalla posizione fiscale dei dipendenti oltreoceano, precisamente in Irlanda, sede di un complesso sistema di scatole cinesi per cui i dipendenti oltreoceano non erano residenti in nessun posto.

I profitti offshore di Apple sono stati stimati in 108 miliardi di dollari, una cifra che viene fatta passare proprio dall’Irlanda dove si paga un’aliquota inferiore al 2%, cifra considerata “fuorilegge”, dato che nelle verdi terre d’Irlanda le normali aliquote per i colossi come Apple sono fissate al 12%, mentre negli USA sono pari al 35%. In Irlanda risiedono quasi tutte le divisioni centrali per l’Europa delle grandi multinazionali americane, in grado così di ottimizzare al massimo i profitti.

Ma nel caso di Apple, la legge irlandese potrebbe essere stata aggirata. Per usufruire del regime fiscale agevolato, occorre che l’azienda sia controllata e gestita in loco ma tramite un complesso sistema i dipendenti di Tim Cook risultano…apolidi, ovvero, non appartenenti a nessuno Stato. Una posizione fiscale molto astuta ed un meccanismo che potrebbe innescare controlli accurati su tutta la Silicon Valley, nonostante le aziende siano tra i principali contribuenti del fisco americano.

La batosta non è di quelle leggere perché arriva in concomitanza con una serie di dati di mercato molto preoccupanti. La crisi di mercato prevista da qui a 5 anni sta accelerando a causa delle innovazioni portate in campo dai principali competitors, in grado di spedire l’Iphone al terzo posto di vendite dietro i cellulari Nokia con sistema operativo Windows e la coppia vincente Samsung-Android. L’arrivo a giugno di una nuova versione del sistema operativo made in Google prevederà l’utilizzo della tecnologia di realtà aumentata e si affiancherà a nuovi dispositivi come i Google Glasses ed i nuovi Smartwatch, in fase di lancio ma ancora in fase sperimentale.

La possibilità di usare le nuovi Google Maps anche offline e l’implementazione di Youtube come una vera e propria tv a livello mondiale, mentre Windows ha il miglior sistema integrato tra pc e smartphone al mondo, cosa che gli ha fatto guadagnare grosse fette di mercato, soprattutto tra i più giovani. Tim Cook è ad un bivio, tornare a puntare sulla strada dell’innovazione o prepararsi ad una infelice decrescita dell’azienda fondata da Steve Jobs, da sempre data per spacciata e poi ritornata sulla cresta dell’onda.

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