Prima forma di no al finanziamento dei partiti, ecco dove si annida la trappola
La mossa preventiva è stata quella di annunciare una serie di provvedimenti da parte del PD per la messa in cassa integrazione dei dipendenti interni al partito, oggi grazie alla spiegazione del decreto legge presentato dal Governo, ne sappiamo qualcosa in più, almeno prima della serie di modifiche che si annunciano in Parlamento. L’abolizione al finanziamento entrerà in regime a partire dal 2017, quando terminerà l’erogazione dei finanziamenti derivanti dalle elezioni del febbraio 2013.
La riduzione progressiva sarà del 60% durante il primo anno, il 50% nel 2014 fino al 40% del 2015. Vista in quest’ottica, ce n’è abbastanza per far sedere allo stesso tavolo delle riforme anche il Movimento Cinque Stelle che aveva sempre chiesto al PD l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti ma qualcosa si annida nel decreto legge del governo.
Infatti, solo i partiti che adotteranno un regolare statuto, garanzia di trasparenza e democrazia interna, saranno ammessi ai benefici: potranno ricevere erogazioni volontarie fiscalmente detraibili, somme destinate attraverso il due per mille e usufruire gratuitamente di spazi e servizi per la comunicazione.
Non solo, ma donare ai partiti converrà ancora più di prima. Infatti, il finanziamento pubblico sarà sostituito da tre fonti di aiuto: detrazioni, libera scelta dei cittadini con il 2 per mille e servizi, come sedi, bollette telefoniche, spazi televisivi. Le misure specifiche verranno confermate durante la conferenza stampa, ma la bozza entrata in Consiglio dei Ministri prevede donazioni che saranno favorite da una serie di sgravi fiscali, fino a 5mila euro si potrà detrarre il 52% dell’importo donato, fino a 10mila il 26%. Non è passata la richiesta di Pdl e Sc di alzare il tetto alle donazioni fino a 20mila euro.
Per le lobby che hanno finanziato finora le campagne elettorali un vero e proprio regalo per poter sostentare in modo sempre più agevole i partiti strutturati. Sentendo però i pareri provenienti da Montecitorio e dalle sedi dei partiti, la legge subirà ulteriori modifiche, alcune delle quali puntano a sottrarre al gettito IRPEF almeno un 1% allo Stato per darlo ai partiti. Sulle regole per la spartizione della torta però, ci vorrà sicuramente tempo.
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