Con la decisione affidata alla Rete, si consuma la spaccatura nel Movimento 5 Stelle

Questa volta, sembra davvero finita. Il caso Gambaro ha definitivamente lacerato il Movimento Cinque Stelle, spaccandolo esattamente a metà, sia a livello nazionale che nei piccoli centri, dividendo lo schieramento in guelfi e ghibellini, o meglio, in grillini e movimentisti. Da una parte, chi si affida ciecamente, in tutto e per tutto al leader Grillo, dall’altra chi crede nei valori del Movimento Cinque Stelle, ma chiede un confronto libero, una maggiore strutturazione e la libertà di azione a livello parlamentare, una più attenta gestione a livello locale.

Le dirette streaming a singhiozzo, il bispensiero degno di George Orwell con cui uno vale uno ma se attacca il leader non vale nulla, i dubbi di Grillo e Casaleggio che non riescono più a pilotare i gruppi parlamentari, ormai autonomi da ieri, nel decidere le questioni interne. La manifestazione di oggi serve più a rincuorare Beppe Grillo e a mascherare i problemi, più che a far evolvere la situazione.

Ci sono ulteriori spazi di manovra? Si, in effetti si potrà assistere ad una spaccatura plateale, qualche altra fatwa contro i ribelli dissidenti, una serie di beghe interne che oscurano del tutto, i lavori parlamentari, fatti proprio dai grillini. Il costante e continuo cercare un difficile equilibrio interno, non permette la crescita di un gruppo di politici su cui molti hanno nutrito enormi aspetattive.

Il pericolo derivante dallo smembramento del Movimento Cinque Stelle è già stato intravisto alle elezioni comunali, quando in molti hanno preferito disertare le urne, piuttosto che scegliere il meno peggio. Il pericolo dietro l’angolo è che le energie convogliatesi dentro il Movimento Cinque Stelle diano vita e vigore a forze politiche estremistiche, gettando il discorso politico in guerriglia, dentro e fuori i palazzi. Entro un paio di mesi, la situazione sarà già meno nebulosa.