In Brasile come in Turchia, un milione di persone in piazza e già un morto
Una frustata di malcontento si aggira per il mondo, lì dove un paese cresce ed inizia ad acquistare un peso sempre maggiore sul palcoscenico internazionale, con una popolazione tendenzialmente giovane e generalmente più benestante dei propri genitori, con molte più informazioni che in passato, si solleva, protesta e scende in piazza per dire cosa non va. La protesta in Brasile non si ferma e spacca un paese. Sono già un milione le persone scese in piazza soltanto ieri, purtroppo si conta già un morto, nonostante il presidente Rousseff avesse accolto la prima parte delle richieste.
Si schierano tutti. La Seleçao impegnata in Confederations Cup si schiera con la gente, tramite il suo nuovo idolo e portavoce, Neymar, si guadagna il rispetto anche al di fuori degli stadi dei brasiliani, mentre O ‘Rey, il mitico Pelé, chiamato in causa dal governo per pacare gli animi, viene pesantemente accusato di tradimento nei confronti del popolo che lo ha amato. C’è un paese che intende vivere al meglio i mondiali del 2014.
Il presidente della FIFA, Josef Blatter ha commentato gelido che una manifestazione importante come il mondiale va molto oltre le richieste del paese ospitante, esacerbando inutilmente gli animi. Rio De Janeiro ha risposto paralizzando la città con un milione di persone lungo le strade. La soglia di allerta massima è già stata superata, dalle favelas si iniziano ad unire i veri disperati di questa terra e iniziano a volare molotov, vengono feriti anche gravemente giornalisti ed i corpi speciali che di solito lavorano nelle città fantasma sulle colline che circondano Rio, sono in stato di pre-allerta.
Saccheggi, incendi ai furgoni di GloboTv e della rete SBT si sono contati insieme alle proteste in altre 80 città . Adesso la richiesta è quella di rivedere l’intera politica economica e di tassazione per i mondiali, ma l’impressione è che se la situazione non rientra in poco tempo, si potrebbe assistere ad un’esplosione di rabbia cieca da parte di chi oggi non vive il “miracolo economico” del Brasile dal 2000 ad oggi. Un paese in grado di entrare nel club dei 20 più influenti e potenti al mondo, un “gigante addormentato” che gli economisti di mezzo mondo hanno visto pian piano svegliarsi.
Più di 25.000 persone si sono sedute davanti la sede del Parlamento, per ricordare al presidente l’urgenza della questione. Dilma Rousseff ha annullato tutti i suoi impegni di viaggio internazionali e segue passo passo l’evolversi della situazione.
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