Mafie, “L’altra Valle d’Aosta”: Presentato il dossier di Libera*

“L’Altra Valle d’Aosta: ‘Ndrangheta, negazionismo e casi irrisolti ai piedi delle Alpi” questo l’enigmatico titolo della pubblicazione di Libera e Narcomafie a cura di Libera Valle d’Aosta. La domanda che si rincorre per tutte le cento pagine di questo piccolo bignami sull’infiltrazione graduale dell’ndrangheta in Valle è sempre la stessa: ma esiste davvero la mafia di montagna?

L’altra Valle d’Aosta
COMMISSIONI E PROCESSI – La pubblicazione a cura di Libera Valle d’Aosta viene introdotta da una figura di spicco della magistratura valdostana, il procuratore Mauro Vaudano, che in poche righe compie un rapido volo d’aquila sugli argomenti che poi verranno man mano trattati. Dai traffici di droga internazionali alle estorsioni fino al riciclaggio, nel libro si può notare come le componenti essenziali del sottobosco mafioso siano presenti, ma non ancora collegate tra loro. Un fenomeno dormiente che in Valle hanno pensato di poter comprendere e contrastare, ma coi mezzi errati.

Ed ecco allora sviscerato nelle prime pagine il lavoro della Commissione speciale per l’esame del fenomeno delle infiltrazioni mafiose in Valle d’Aosta. Una commissione nata ad hoc con una mozione della minoranza dell’Alpe nel 2012 e che per un anno ha lavorato sul fenomeno ma senza i giusti mezzi. Infatti, oltre a limitata durata temporale, pesano la mancanza di esperti del settore visto che troviamo una commissione composta solo da membri politici. Gli esperti sono solamente ascoltati in audizioni singole, compresa la visita alla commissione parlamentare antimafia.

L’altra Valle d’Aosta

CENTRO PER LA DROGA – La ricostruzione puntigliosa dei ragazzi di Libera Valle d’Aosta passa poi ai processi in Valle e mette sotto la lente d’ingrandimento un processo in particolare: “Tempus venit”. L’analisi parte da un’altra operazione scattata nel 2009 che portò all’arresto quattro esponenti del traffico internazionale di droga. Droga, uno di quei beni che vengono importati ed esportati con facilità tramite le regioni di confine. Come denunciato a più riprese dalla commissione parlamentare antimafia, la Valle è vista come snodo di traffici internazionali e, a confermare la presenza di ‘ndranghetisti a coordinare tutto, sono le parole di alcuni capi bastone intercettati nel processo Minotauro che parlavano di contatti tra i torinesi e valdostani. Il processo Tempus Venit pone invece l’attenzione su due estorsioni punite con l’aggravante del “metodo mafioso”.  Un intreccio a doppia mandata quello tra la Valle e i mandamenti della Madonna di Polsi, ben analizzati in un lavoro al limite tra cronaca giornalistica e produzione accademica.

EVASIONE, AMBIENTE E STAMPA – Il volumetto passa poi ad analizzare altri due reati civetta che preparano il terreno all’infiltrazione mafiosa: illeciti ambientali e evasione fiscale. Partendo dal primo, il lettore troverà un attenta ricostruzione con la collaborazione di Legambiente delle vicende avvenute in valle durante questi anni. I vari procedimenti per illeciti ambientali sono intessuti in una tela di raccordo fra i vari episodi denunciando anche la miopia della politica valdostana davanti a reali comprovate situazioni di criminalità. Per quando riguarda l’evasione fiscale è conosciuto da tempo come la Valle sia una delle Regioni più a rischio evasione di tutto il Paese e i dati analizzati da Libera denotano una prassi quasi comune da parte di alcuni commercianti di evadere il fisco tramite società terze. L’analisi è compiuta analizzando la cronaca locale in ordine cronologico e quindi non raccoglie tutti i casi, bensì solamente quelli che sono balzati agli onori della cronaca.

Gli ultimi due capitoli sono dedicati completamente ad un’analisi della copertura mediatica del fenomeno mafioso tramite la ricerca di notizie su giornali cartacei, giornali online e supporti radiovisivi. Ispirandosi al concetto etico di giornalismo di Giuseppe Fava, sono i giovani dell’associazione Mia, del presidio di Libera Valle d’Aosta che hanno deciso di dedicarsi a questo lavoro certosino di grande utilità de avere una prova tangibile del deficit informativo a riguardo.

L’altra Valle d’Aosta

IN CONLUSIONE – La Referente di Libera Valle d’Aosta, Marika Demaria, tira le fila di un lavoro che, come da lei dichiarato «non è un punto d’arrivo ma Un punto di partenza». La referente lancia un appello alla politica valdostana affinchè intraprenda un percorso che comprenda la conoscenza del fenomeno delle infiltrazioni grazie all’aiuto di esperti nazionali e successivamente di un impegno reale, mettendo in atto tutti gli strumenti preposti alla prevenzione.

L’altro appello accorato è alla stampa locale affinchè aiuti la politica e i cittadini a conoscere il fenomeno stando “sul pezzo”, collegando incendi e semplici atti di criminalità comune, che molte volte sono collanti di operazioni più ampie. Un lavoro realmente attento e puntale che merita assolutamente uno studio da parte degli esperti del settore ma anche di chi vuole approfondire una realtà che, come il Nord in generale, si sta scoprendo meno limpida di come viene presentata. Peccato che Ingroia si sia limitato a leggere il dossier e non fermarsi in valle. Avrebbe trovato pane per i suoi denti.

L’altra Valle d’Aosta

Per ordinare il volume potete inviare una mail a: aosta.libera.it

 L’altra Valle d’Aosta

Fonte: http://dailystorm.it/2013/06/22/mafie-laltra-valle-daosta-presentato-il-dossier-di-libera/

*Andrea Contratto