Morsi agli arresti, il potere all'esercito. Il golpe perfetto atteso dal 2011
E’ tra scroscianti applausi che muore spesso una democrazia, a guardare la parabola dell’Egitto, mai abituato ad esercitare appieno una democrazia, quanto successo ieri alla scadenza dell’ultimatum imposto dalla piazza, suona come una beffa. Mubarak era l’uomo che dalla morte di Sadat aveva in pugno l’esercito ed ha guidato la terra dei Faraoni, fino alla primavera araba del 2011. L’esercito avrebbe voluto mantenere la linea di continuità , ma la protesta, capeggiata dai Fratelli Musulmani ha avuto la meglio. Hanno piazzato al potere il più moderato, Morsi, hanno atteso dietro le quinte che il suo governo implodesse, ora conquistano il potere come salvatori della patria.
Un golpe soft, in grado di cancellare con un solo colpo di spugna la nuova costituzione, considerata poco laica. Adesso per tranquillizzare l’Occidente a gestire la transizione ci sarà El Baradei, già premio nobel per la pace e per 12 dirigente dell”Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica. La sfida sarà quella di indire vere e libere elezioni, controllare quanto lunga sarà la fase di transizione e chi guiderà l’Egitto fuori da una crisi economica che ha finito per travolgere la prima forma di democrazia conosciuta in questo paese.
Come scritto su queste pagine, il progetto di destituzione di Morsi è stato formulato nel dicembre del 2012, le condizioni e le garanzie ricevute dai paesi confinanti e dalla Casa Bianca sono maturate in questi ultimi mesi, il mondo attende di capire fino a che punto le istituzioni egiziane sono in grado di trascinare l’Egitto tra i paesi guida del continente africano.
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