Ci crediamo solo io e Napolitano, il grido di Letta per un’Italia che affonda
Ubi maior, minor cessat.Antica saggezza latina che al giorno d’oggi suonerebbe come un monito che ricorda lì dove c’è qualcosa di più grande, i piccoli problemi cessano. Qual è quel valoreMaior, quello per cui varrebbe la pena sospendere piccole beghe politiche?
Un paese da 58 milioni di persone, con un debito pubblico di 2.000 miliardi, dove ogni neonato ha sulla sua testa 25.000 euro di debiti, dove la disoccupazione giovanile supera il 50%, aziende produttive vengono chiuse da una famiglia per una guerra personale contro la procura di Taranto e dove un governo cerca di evitare di cadere di altri 2 gradini verso il basso lì dove nessuno comprerebbe più titoli di Stato italiani per pagare la macchina statale, vi sembra un bene superiore per cui vale la pena spendere qualche sacrificio?
Il tono dello scontro è a livelli impossibili da sostenere. Berlusconi ha sposato la linea per cui è il consenso politico a porlo al di sopra di ogni legge e chi gode di consenso non solo può riscrivere le legge, ma anche non rispettarle. A queste condizioni il garante stesso della Costituzione, Giorgio Napolitano, non può abdicare e concedere alcuna grazia, né ammorbidire un reato grave come la concussione, specialmente se la persona in questione, Silvio Berlusconi, ha un altro processo per gravi reati da affrontare e se ne prospetta un altro che ha a che fare con la compravendita di senatori.
Un paese che riesce a raddrizzare per la prima volta al mondo una nave da crociera non è in grado di far valere fino in fondo i principi stessi su cui si fonda e si avvia a tutta velocità verso scogli impossibili da schivare. Ad ottobre si è più preoccupati di un voto su un singolo soggetto politico che non sull’aumento dell’IVA dal 21% al 22%, vera mazzata per qualsiasi presunta ripresa economica, vista solo in alcuni numeri ma non percepita.
A Roma occorre forse organizzare un’altra veglia di preghiera sperando che nei palazzi del potere circoli aria in grado di portare ossigeno a chi detiene il destino del paese? In caso di nuove elezioni e downgrade, le responsabilità di scelte scellerate saranno da spartire equamente tra tutti noi. Tra chi ha deciso di non votare a febbraio, chi ha votato per uno stallo politico, chi ha insistito a formare un governo e tenere Napolitano inchiodato ad un secondo mandato, a chi ha soffiato sul vento della polemica e della divisione per miopi visioni politiche. Prepariamoci al peggio, l’Italia riesce a dare il meglio di sé solo ad un passo dal baratro.
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