Recensione Film: Cogan – Killing Them Softly
Un lavoro controverso per il quale non si prospetta il più roseo dei futuri. Sia regia che sceneggiatura sono state assegnate ad Andrew Dominik, che ha confezionato un thriller un po’ deludente, nonostante il cast d’eccezione; infatti, oltre a quello di Brad Pitt che ricopre il ruolo di protagonista, si leggono nella locandina altri celebri nomi come: Ray Liotta, Richard Jenkins, Bella Healthcote,  Scoot McNairy, James Gandolfini, Ben Mendelsohn, Vincent Curatola e Sam Shepard.
Due innocui malviventi di poco conto decidono di accettare un lavoro su commissione e rapinano gli incassi di una partita a poker protetta dalla mafia (un esempio classico di bisca clandestina). I due ingenui delinquenti non possono certo immaginare che tale semplice operazione porterà al collasso dell’economia criminale della zona. Infatti, per ristabilire l’ordine finanziario, territoriale e di potere, la mafia ingaggerà Jackie Cogan; si tratta di un sicario professionista, assoldato col solo scopo di rintracciare gli artefici del colpo per permettere alla cupola di regolare i conti e di ripristinare l’equilibrio finanziario. La caccia è aperta …
Affascinato da “Cogan’s Trade”, un libro del 1974, Dominik ha provato a realizzare un Thriller Movie di stampo riflessivo, prendendo molto spunto dallo stile di Tarantino che traspare da ogni inquadratura. Purtroppo non bastano copiose scene crude e violente (anche se molto realistiche) per la realizzazione di un’opera degna di appartenere a tale genere. Infatti, la prolissità e l’eccessiva durata dei dialoghi, nonché le numerose scene di stasi ingiustificata, costringono il regista a confezionare un film molto difficile da seguire e che rischia di annoiare lo spettatore. La trama è molto semplice, quasi banale. Nonostante si tratti di un lavoro volto ad evidenziare la profonda crisi che oggi pervade l’America, tale messaggio viene velato e distorto proprio dalla sua costante (quasi seccante) permanenza per tutta la durata del film. Persino Brad Pitt, il quale è riuscito a regalarci dei veri e propri capolavori in passato (basti pensare a “Fight Club”, “Seven”, “Intervista col vampiro”, “Snatch”, “Vi presento Joe Black” e tanti altri) non recita con entusiasmo, forse, perché lievemente impedito dalla fuorviante regia di un Andrew Dominik non in perfetta forma.
var addthis_config = {"data_track_clickback":false,"data_track_addressbar":false,"data_track_textcopy":false,"ui_atversion":"300"}; var addthis_product = 'wpp-3.5.8';