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Il mito del dragone Bruce Lee, a 40 anni dalla sua scomparsa | Informazione
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Il mito del dragone Bruce Lee, a 40 anni dalla sua scomparsa

Lee Juan Fan nacque a Chinatown (San Francisco) il 27 Novembre 1940 e secondo la tradizione cinese nell’anno del Drago e nell’ora del Drago(tra le 6 e le 8 di mattina). Il padre Lee Hoi Cheun era un attore molte famoso ad Hong Kong e in quel periodo era in tour negli U.S.A. Nel 1941 la famiglia Lee tornò nella casa natale di Kawlon in un villaggio di Hong Kong.
Nel 1953 all’età di 13 anni Bruce Lee iniziò a praticare il Kung-Fu con lo stile Wing-Chun, lui sembrava molto portato per quest’arte tanto che lasciò la sua carriera da ballerino. Da quel momento per il giovane Bruce iniziò una nuova vita, infatti lui era molto preso da quest’arte tanto che non saltava nessuna lezione esercitandosi in ogni posto, a casa, per strada e dovunque capitasse. Bruce nella sua vita non studiò soltanto Arti Marziali ma imparò dal suo maestro Yip Man diversi pensieri come il pensiero filosofico di Budda, Confucio, Lao Tzu, e dei fondatori del Taoismo.
Nel 1959 Bruce tornò a San Francisco dove studiò e cominciò ad insegnare il Kung-Fu. Il 17 Agosuto del 1964 sposò Linda Emery e nel Febbraio del 1965 nacque il suo primo figlio Brandon. In questo periodo vinse molto tornei e in molte esibizioni attirò l’attenzione di molti registi.

A Los Angeles Bruce Lee cominciò la sua cariera di attore recitando nella popolare serie televisiva ‘The Green Hornet’ con il ruolo di Kato.
Sempre nel 1969 nacque sua figlia Shannon. Bruce in quel periodo insegnava Kung-Fu anche a molto famosi attori. Cominciò la publicazione dei suoi primi libri sulla sua nuova arte il “Jeet Kune Do”. Fino ad allora lui si era limitato a scrivere tutti i suoi pensieri sulle Arti Marziali andando ad elaborare questo nuovo tipo di stile.

Avendo una grande conoscenza era in grado di stabilire e di migliorare molte tecniche da lui apprese in precedenza. Bruce recitò in 25 film e serie televisive. Nel 1972 in uno dei suoi film migliori di Kung-Fu ‘Return of the Dragon’, Bruce recitò insieme a Chuck Norris, Danny Ionosante e Kareem Abdul-Jabbar. Il 20 Luglio 1973 morì a Hong Kong le cause sono ancora un grande punto interrogativo. Vent’anni dopo, la tragedia di una morte prematura, il 31 Marzo 1993 suo figlio Brandon, che aveva seguito le orme del padre, morì durante le riprese di una scena d’azione ne ‘Il Corvo’. Aveva soltanto 29 anni.

Tratto dal Libro Il Jeet Kune Do. Il libro segreto di Bruce Lee

Per ragioni di sicurezza la vita, che non ha limiti, viane trasformata in qualcosa di morto, in un modello che ha dei limiti. Per capire il Jeet Kune Do, getta alle ortiche tutti gli schemi, tutti i modelli, tutti gli stili e lo stesso concetto di ciò che non è ideale nel jett Kune Do. Sai definire una situazione senza darle un nome? Definire dare un nome fa paura.

Vedere un situazione semplicemente come essa ̬, ̬ difficile. Le nostre menti infatti sono molto complesse Рmentre ̬ facile insegnare una tecnica, insegnare un atteggiamento interiore ̬ difficile.

Il Jeet Kune Do favorisce l’informalità(ciò che non ha una forma) per poter adottare tutte le forme, e non avendo un suo stile specifico può adottare tutti gli stili. Il JKD si serve di tutti i metodi e non è condizionato da nessuno di essi, si serve di tutte le tecniche (o mezzi) che sono utili al suo corpo. Affronta il JKD con l’idea di dominare la volontà. Non penare di vincere o perdere, dimentica l’orgoglio e la sofferenza. Se il tuo avversario ti scalfisce la pelle, maciullagli la carne e fratturagli le ossa; se ti spezza le ossa togligli la vita. Non pensare a salvarti, poni la tua vita ai suoi piedi. pensare all’esito del combattimento è un grosso errore; non pensare a come finirà, se con la vittoria o con la sconfitta. Lascia che la natura segua il suo corso e i tuoi strumenti colpiranno al momento giusto. Il JKD ci insegna a non guardare indietro. Una volta stabilita la rotta, non voltarti più. Per esso vita e morte sono la stessa cosa.

Il Jeet Kune Do rifugge dal superficiale, penetra nel complesso, va al cuore del problema e ne individua i fattori chiave.

Il Jeet Kune Do non gira attorno alle cose, non prende strade secondarie, va diritto allo scopo. La distanza più breve tra due punti è la semplicità. L’arte del JKD consiste nel semplificare. E’ essere se stessi, è la realtà nella sua essenza; ed essenza significa libertà nel vero senso del termine; non lasciarti condizionare da vincoli, limitazioni, parzializazioni, complessità. Il JKD è illuminazione. E’ uno stile di vita, significa possedere forza di volontà e controllo delle volontà, però deve essere illuminato dall’intuito. Mentre durante l’allenamento l’allievo deve essere attivo e più dinamico possibile, durante l’incontro esso dev’essere calmo e imperturbabile, deve sentirsi come se non si stesse svolgendo un evento drammatico. Deve comportarsi in modo normale, la sua espressione non deve cambiare, nulla deve rivelare che è impegnato in una lotta mortale. Gli strumenti, sue armi naturali, hanno il duplice scopo: 1) di distruggere l’avversario, annientamento di tutto ciò che ostacola la pace, la giustizia e l’umanità;2)di distruggere i tuoi impulsi dettati dall’istinto di autoconservazione, di distruggere tutto ciò che turba il tuo spirito; non di danneggiare l’avversario, ma di vincere la tua ansia, la tua collera a la tua follia. Il JKD si rivolge contro se stesso. Pugni e calci sono mezzi per uccidere l’ego. Rappresentano la forza dell’immediatezza intuitiva e istintiva, la quale – a differenza dell’intelletto e dell’io complesso – è monolitica e quindi perfetta. I pugni e i calci seguono la via diretta. Quando l’atleta ha il cuore puro e la mente libera i suoi strumenti partecipano in queste qualità e svolgono la loro funzione con la massima libertà. Gli strumenti sono i simboli dello spirito invisibile che governa la mente, il tronco e gli arti.

Vuota la tua coppa affinché possa essere riempita, per partecipare della totalità fa’ il vuoto dentro di te.

La sostanziale assenza di una tecnica stereotipata rende liberi e totali. Sono ammessi tutti i movimenti e tutte le traiettorie (linee).

La non-interruzione come base è tipica delle funzioni umane. Fa parte della natura originaria dell’uomo. Quando funziona normalmente, il pensiero non si arresta; pensieri passati, presenti e futuri fluiscono ininterrottamente.

Assenza di pensiero, come dottrina, significa non lasciarsi coinvolgere nel processo ideativo, non lasciarsi influenzare dai fatti esterni, pensare e non pensare.

La sostanza del pensiero è la vera essenza, e il pensiero è la funzione della vera essenza. Pensare all’essenza, definirla col pensiero significa contaminarla, alterarla.Metti a fuoco la mente e mantienila vigile perché possa intuire immediatamente la verità, che è in ogni dove. Libera la mente da abitudini, processi ideativi restrittivi e dallo stesso pensiero ordinario.Gratta via tutta la sporcizia che il tuo essere ha accumulato e metti a nudo la realtà nella sua essenza o nella sua vera identità, il che corrisponde al concetto buddhista di vuoto.

L’arte del Jeet Kune Do consiste nel semplificare.

 

PRICIPI DEL JEET KUNE DO

1. Rigorosa economia strutturale nell’attacco e nella difesa (attacco: arti avanzati vivi/difesa: mani che trafiggono).

2. Armi versatili, calci e pugni sferrati “con arte senza arte”, senza attenersi ai metodi, per evitare parzializazione

3. Ritmo spezzato, mezzo ritmo e ritmo intero o ritmo di trequarti (ritmo del JKD nell’attacco e nel contrattacco)

4. Allenamento coi pesi, allenamento scientifico supplementare e messa a punto completa

5. Movimenti diretti, il “movimento diretto del JKD” in attacchi e contrattacchi sferrati dalla posizione in cui si é(senza modificarla)

6. Tronco mobile e lavoro di gambe disinvolto

7. Materia morbida e tattiche di attacco imprevedibili

8. Corpo a corpo spietato:

a. abbattimento con astuzia

b. atterramento

c. presa stretta

d. immobilizzazione

9. Irrobustimento dell’intero organismo (allenamento totale e allenamento mediante contatto, su bersagli mobili)

10. “Armi” potenti rese aguzze dal continuo “affilamento”

11. Espressione individuale e non produzione di ma sa, vitalità non morta applicazione di regole classiche(comunicazione vera)

12. Oltre ai movimenti fisici, cura la ‘continuità dell’io che si esprime’

13. To fa lì fa, non frammentarietà strutturale

14. Rilassamento e insieme potente penetrazione. Ma un rilassamento ricco di elasticità, di scatto, non un corpo fisicamente rilassato. E versatilità mentale

(interiore)

15. Flusso ininterrotto (movimenti rettilinei e curvi-in alto e in basso, verso destra e verso sinistra, passi laterali, oscillazione verticale e circolare del buste,

movimenti circolari con le mani)

16. Atteggiamento ben bilanciato durante il movimento, costantemente. Continuità fra massima tensione e massimo rilassamento.

Tratto da Fun Bruce Lee

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