E’ stato il figlio
Il regista (nonché sceneggiatore, direttore della fotografia e montatore) Daniele Ciprì si è cimentato anima e corpo in un opera che offre uno spaccato del folclore palermitano. I Ciraulo sono i membri di una povera ma dignitosa famiglia che vive nel quartiere Zen di Palermo. Il padre Nicola fa quel che può per tirare avanti, rivendendo il ferro prelevato dalle navi in disarmo. Purtroppo, quella pacata quiete di cui la famiglia gode è destinata a venir meno. A causa dell’accidentale uccisione della piccola Serenella, ferita a morte da un proiettile vagante sparato in un regolamento di conti tra mafiosi, i Ciraulo piombano nella più totale disperazione. Tuttavia, la scomparsa della bambina si trasforma in una possibilità di arricchimento per il parentado. Infatti, Nicola, sotto consiglio del vicino, richiede ed ottiene dallo Stato un risarcimento per le vittime di mafia. Tale risarcimento, però, è una manna che tarda ad arrivare. La famiglia, scioccamente, comincia a spendere a rotta di collo e ad indebitarsi ancor prima di incassare la somma pattuita. Nicola arriva perfino a cadere nelle grinfie di un Usuraio. Preso finalmente possesso del risarcimento e pagati tutti i debiti, i Ciraulo decidono di investire i soldi rimasti nell’acquisto di una lussuosa Mercedes, atta a simboleggiare agli occhi dei vicini l’addio alla povertà della famiglia , ma che diventerà segno di miseria interiore e sofferenze.
E’ tutto, meno che scontato e prevedibile come si potrebbe erroneamente dedurre dal titolo. Tratto da un romanzo di Roberto D’Alaimo, questo film si propone di farci ascoltare la voce dei disperati, di coloro a cui nella vita è stata negata la felicità e che cercano il riscatto in ogni opportunità. Nicola è la reincarnazione della ribellione del povero contro una società privante e corrotta, che ha cercato di togliergli anche quel poco che gli rimaneva. Ed è proprio l’animo disperato del popolo ormai saturo di soprusi che spinge l’intera famiglia a vedere una possibilità di una rivincita sul mondo, persino nel lutto. Rivincita che i Ciraulo ostenteranno con ogni mezzo “perché i vicini sappiano” che loro sono persone benestanti, anche se poi non sarà così. E cosa rappresenta la Mercedes se non l’esteriore finzione di un ritrovato benessere volta a zittire i più e a nascondere la realtà delle cose? Non importa che i Ciraulo si siano veramente ripresi. La cosa che conta di più per loro e che tutta Palermo ne sia convinta. La Mercedes costituisce solo quel velo illusorio che separa l’apparenza dalla realtà delle cose, la menzognera ricchezza ritrovata dalla reale povertà interiore e dal tremendo vuoto che colma l’animo di Nicola e dei suoi parenti.
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