Downgrade degli USA, caos Grecia e recessione in Germania, il meglio deve ancora arrivare
Se il meglio di cui parlava Barack Obama doveva ancora venire, l’inizio è di quelli da far pensare “ma chi me lo ha fatto fare”. Le agenzie di rating hanno già preparato il loro ultimatum al presidente USA, dicendo che se entro due mesi non farà approvare un nuovo aumento delle tasse, in grado di mandare in recessione il paese, Moody’s, Fitch e le altre “sorelle” del rating faranno perdere la tripla A agli Stati Uniti. A peggiorare il quadro, arriva la crisi economica che tocca anche la Germania, mentre la Grecia brucia.
La situazione è abbastanza preoccupante. Come descritto, esiste già una bolla speculativa pronta ad esplodere molto più grande e pericolosa che nel 2008 e dopo tempo, la crisi europea è arrivata anche a Berlino. Tra gli economisti, si è sempre detto che nel momento in cui la stretta creditizia fosse arrivata in Germania, il paese avrebbe cominciato a considerare la possibilità di eurobond e di una politica europea che mirasse all’unità politica e finanziaria. Mario Monti, Mario Draghi, Hollande e Barroso hanno atteso a lungo, nei prossimi mesi vedremo un cambiamento nei diktat tedeschi.
Nel frattempo in Grecia la protesta degli anarchici e dei sindacati si salda a quella della gente comune, con tematiche già sentite in Italia. La Corte dei Conti ha vietato l’abbassamento degli stipendi dei giudici, legati a quelli dei politici, mentre a subire ulteriori ribassi sono gli stipendi dei dipendenti pubblici e dei magistrati. Non c’è alcun rischio di guerra civile, dato che le proteste di piazza greche sono sostanzialmente caotiche e finché l’esercito rimarrà fedele al governo nessuna spallata potrà mai venire da piazza Sintagma.
Un tema che in Italia il governo Monti ha provato a proporre e da gennaio di quest’anno è stato liquidato dai partiti dopo appena 4 mesi, con un sostanziale disfatta, motivata dai partiti con un “non siamo in grado di stabilire se guadagniamo più o meno dei nostri colleghi europei, per questo motivo lasciamo inalterati i nostri stipendi e le nostre diarie“.
Se le cose dovessero cominciare ad andare ancora peggio (a proposito, all’Italia è stata chiesta un’altra manovra d’emergenza entro il 2013, ma nessuno sembra averci fatto troppo caso, almeno finora) non potremmo contare su tagli consistenti degli stipendi delle più alte istituzioni statali. Il bello, come ha promesso Obama ai suoi elettori, deve ancora venire.
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