Antonio Ingroia presenta la sua lista civica ed affonda il colpo. Analisi di una storia ventennale di antimafia
Sul fatto che Piero Grasso e Antonio Ingoia appartenessero a due scuole di pensiero e a due epoche diverse nella lotta antimafia, abbiamo accennato già  qualche giorno fa a queste differenze e ad alcuni punti in comune. Ma per capire fino in fondo il perché di un’uscita così dura e perentoria di Ingroia nel presentare la sua lista civica e nel rimarcare le sue differenze con la candidatura di Piero Grasso, occorre fare un passo indietro, perché a Palermo il bianco e nero si confondo in più di 100 sfumature di grigio.
Antonio Ingroia ha una storia ed una formazione nettamente comunista, mentre la formazione politica di Piero Grasso è più socialista, ex Ds. Lo scandalo di due magistrati che hanno simpatie politiche? Prima di essere dei magistrati, Ingroia e Grasso sono due cittadini e come tali, hanno le loro preferenze in campo politico, senza che questo possa essere considerato scandaloso o inaccettabile.
Un dato incontrovertibile è che Ingroia ha rimarcato una differenza sostanziale. Esiste un noi ed un loro, e dove si demarca un noi ed un loro, si scava un solco, una trincea, una differenza che in politica è il sale stesso della competizione elettorale. Ingroia ha presentato due dati di fatto: Piero Grasso è stato voluto dal governo Berlusconi con una legge che escludeva l’allora procuratore Giancarlo Caselli, “reo” di aver avviato una stagione di processi a esponenti politici, secondo la spiegazione data da Ingroia.
L’altro dato di fatto, è che Piero Grasso affermò pubblicamente come il governo Berlusconi meritasse un premio per l’impegno profuso nella lotta alla mafia. Una dichiarazione politica, che segna come rispetto al passato qualcosa sia stata fatta ma che spiega anche come non tutto sia stato fatto nell’aggredire quello che tiene in vita le mafie, ovvero i patrimoni sommersi e le proprietà da sequestrare.
Se il lavoro legislativo fosse stato compiuto, la presenza di Ingroia e Grasso sarebbe solo uno stucchevole cliché mentre a quanto pare, se due “generali della lotta alla mafia”  si buttano in politica perché pensano di aver agito con armi spuntate, qualcosa in più deve essere ancora fatto.
C’è poi un altro dato che rimarca la distanza tra Ingroia e Grasso. Mentre Piero Grasso si è dovuto concentrare sull’evoluzione della ‘ndrangheta al Nord e sul progressivo smantellamento dei legami della camorra con parte dei centri della vita economica in Lombardia, analizzando come i flussi di denaro sfuggivano alle indagini a causa del loro girare vorticosamente tramite i circuiti dell’alta finanza, ad Ingroia è toccato il compito di indagare su come lo Stato sia stato parte in causa nella trattativa contro la mafia.
Mentre il lavoro di Piero Grasso ha ricevuto la benedizione delle istituzioni, Ingroia ha aperto uno scontro frontale contro tutte le istituzioni statali, persino arrivando a toccare la Presidenza della Repubblica e lavorando in un clima di forte scetticismo all’interno del CSM dove molte delle indagini condotte a riguardo vengono bollate come “minchiate”.
Ma se anche solo una parte di quanto trapelato delle indagini di Ingroia dovesse rivelarsi vero, ce n’è abbastanza per rileggere sotto altra luce la stagione della Seconda Repubblica e della lotta alla mafia. Su una cosa però non sentiamo di dar torto a Piero Grasso. Occorre lavorare per unire il fronte antimafia, ulteriori spaccature sarebbero contro-producenti per tutti noi.
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