Aggancio in vista, a 2 settimane dal voto, il centrosinistra deve giocarsi la vittoria con Berlusconi
Tanto tuonò che piovve. Il PD continua a precipitare nei sondaggi e la vicenda MPS inizia a far vedere il traguardo dell’aggancio da parte della coalizione del centrodestra capeggiata dal PDL. In due settimane, la distanza che gli istituti di ricerca stimano tra il 2% ed il 6%, è ampiamente recuperabile e se confermato il trend attuale, dovrebbe far perdere la partita a Bersani.
Le colpe? Innanzitutto del PD. Matteo Renzi è stato in grado di attivare una macchina elettorale inarrestabile, al punto da risultare vincente su qualsiasi candidato nel caso in cui avesse vinto le primarie. Risultato? Il PD spedisce a casa un cavallo vincente e Renzi, con lealtà , torna a fare il sindaco e spegne tutto. Dall’inizio dell’anno Renzi non si espone e il suo apporto al PD viene sostanzialmente meno.
Bersani ha costantemente giocato in difesa e non si è mai esposto per primo colpendo gli avversari, mentre Berlusconi e Monti hanno puntato tutto su una strategia aggressiva. Bersani non ha mostrato il suo programma ma è parso sempre in posizione difensiva, non è mai stato realmente in grado di accendere il dibattito elettorale lasciando la scena a Monti e Berlusconi, anche a costo di qualche colpo basso e duro.
Mario Monti paga sostanzialmente la profonda ambiguità politica con cui ha esposto i temi della sua agenda. A pochi giorni dalle sue dimissioni responsabili, ha sostanzialmente sconfessato le azioni più eclatanti fatte dal suo governo, dall’IMU alla riforma delle pensioni parlando direttamente di proposte fin troppo simili a quelle del PDL più negli slogan che nei contenuti, spiazzando gli elettori ed i suoi stessi sostenitori, costretti ad equilibrismi che scoraggiano la raccolta di consensi.
Infine il PDL, con il personalismo di Berlusconi si sono rimessi in carreggiata e l’attacco frontale di oggi di Rehn a Berlusconi che non rispettò i patti presi nel 2011, ha sostanzialmente rimesso in moto una macchina di consenso inarrestabile. La proposta di un referendum sull’Europa, come già annunciato da David Cameron nel Regno Unito, è la carta a sorpresa che userà per staccare definitivamente i suoi rivali.
Ma il consenso è cosa ben diversa dal buon governo. Le decisioni impopolari a volte si mostrano necessarie e una probabile rielezione di Berlusconi (o di Alfano) come premier, non risolvono da soli i problemi del paese. La “ripulita” dell’immagine del PDL è completa, mentre la crescita vertiginosa di Grillo, unico leader (o portavoce) politico che si presenta a fare comizi in piazza, rischia seriamente di polverizzare la capacità politica delle liste di Monti di poter pesare in Parlamento.
Solo un faccia a faccia tra i candidati è in grado di dare il colpo di coda definitivo che serve a vincere una partita che fra due settimane potrebbe non concludersi del tutto.
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