Corrado Passera riforma gli aeroporti. Ecco chi decolla e chi rimane a terra
In quello che probabilmente sarà il suo ultimo atto da Ministro per lo Sviluppo Economico, Corrado Passera mette mano ad uno di quei mostri burocratici a cui pochi, per convenienza politica, hanno voluto concretamente metter mano negli ultimi 30 anni. Il risultato sono 31 aeroporti considerati strategici, gli altri dovranno essere gestiti dalle Regioni o chiusi.
Al momento in Italia si contano 112 aeroporti, compresi i 22 militari che quelli adibiti esclusivamente al transito merci. Rimangano al sicuro tutti gli scali delle principali città italiane e gli aeroporti di Orio al Serio a Bergamo, quelli di Lampedusa e Pantelleria, per garantire i collegamenti fondamentali, l’aeroporto di Rimini per il traffico turistico e quello di Salerno per alleggerire il traffico di Napoli Capodichino.
Un taglio che dovrebbe rimettere in circolo 2 miliardi di euro l’anno ma che potrebbe subire ulteriori modifiche, dettate da un maggiore approfondimento dei traffici e della tutela delle comunità che per motivi logistici necessitano di un collegamento aereo attivo. Salta l’aeroporto di Viterbo, mentre si tutelano gli scali romani di Ciampino e Fiumicino.
Al nord Milano Malpensa resta hub multivettore, Linate diventa la tratta business mentre Bergamo si trasforma in scalo low-cost. L’aeroporto Marco Polo a Venezia sarà la porta verso l’Oriente per l’Italia, con tratte sempre più tese verso l’Asia e i paesi europei dell’est. Bologna diventa aeroporto internazionale a tutti gli effetti, mentre Firenze rimane tratta business e Pisa low-cost.
In Puglia Bari punterà solo ai voli di linea, Brindisi punterà sul low cost e Taranto per gli aerei cargo. In Calabria Lamezia Terme scalza Reggio Calabria e Crotone, diventando aeroporto strategico.
La Sicilia diventa la testa di ponte verso tutto il Mediterraneo ed il Nord Africa, con Trapani e Comiso per le low cost e Palermo e Catania come scalo internazionale di rilevanza strategica. Vedremo cosa rimarrà di questo piano e se la coalizione vincente intenderà stracciare per questi accordi.
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