Recensione film: Looper

Rian Johnson scrive e produce un lavoro di alta qualità. Un film “fantascientifico” finanziato e prodotto dalla Walt Disney e girato negli Stati Uniti. Joseph Gordon–Levitt e Bruce Willis costituiscono due inscindibili versioni del protagonista dell’opera. Un non certo privo di azione, che avrà un riscontro indubbiamente positivo sul pubblico. Lo stesso Quentin Tarantino ha espresso pareri molto positivi sul prodotto.

L’ambientazione è ovviamente futuristica, infatti, ci troviamo nel 2044 in Kansas. Nessuno può ancora neanche immaginare lontanamente che, entro i prossimi trent’anni, qualcuno inventerà un congegno in grado di far viaggiare l’uomo nel tempo e che, nonostante tale tecnologia sarà vietata ai più a causa delle possibili conseguenze catastrofiche che potrebbero scaturire da un uso improprio di essa, una spietata organizzazione criminale la utilizzerà per spedire le sue vittime proprio trent’anni indietro nel passato, cosicché un loro killer pagato da loro e vivente in quell’epoca (chiamato “Looper”) possa ucciderle e fare sparire i corpi.

Il nostro protagonista, Joe, è uno dei Looper al soldo della criminalità organizzata, e si guadagna da vivere con questo mestiere. Sfortunatamente per lui, i suoi superiori decidono di cambiare piano d’azione. Per ordine del Boss, tutti i Looper ancora viventi nel 2074 dovranno essere spediti nell’epoca di Joe, in modo che lui li possa terminare. Tuttavia, un problema dalla per nulla facile soluzione si presenterà quando Joe si troverà faccia a faccia con se stesso del futuro. Riuscirà ad “uccidere se stesso”?

Rian Johnson ha davvero superato se stesso. L’opera, ben pesata e dalla dinamica coerente nel contesto, si fa facilmente seguire dallo spettatore, coinvolto dall’azione e dalla trama accattivante. Una regia all’insegna della precisione, priva di sbavature e una gestione degli effetti speciali ottimale. Nulla da dire sulla tecnica.