Recensione film: Die Hard, un buon giorno per morire
John Moore dirige la regia dell’ultimo prodotto marcato “Die Hard”, deludendo di molto le aspettative degli appassionati degli Action Movies. Protagonista indiscusso Bruce Willis (che non delude mai quando c’è da fare il duro), spalleggiato da un Jai Courtney del quale interpretazione lascia molto a desiderare.John McClane, ormai divenuto una vera e propria icona nel mondo del cinema, si dirige a Mosca per aiutare il figlio che ha “inaspettatamente” avuto qualche problema con le leggi sovietiche ed è stato arrestato per omicidio. Una volta sul posto, scopre che il figlio (con cui non si sentiva da parecchio tempo) era diventato qualche anno prima un agente della Cia a cui, recentemente, era stata affidata la missione di sventare un terribile atto terroristico che avrebbe potuto generare i pretesti per una Terza Guerra Mondiale.
Tuttavia, i due McClane, anche se molto diversi sulla carta, scopriranno un’inaspettata affinità sul campo di battaglia, poiché entrambi sanno fare il loro lavoro molto bene. Insomma, buon sangue non mente.
Anche se non ha deluso quanto il penultimo prodotto, quest’opera non verrà di certo ricordata per la sua bellezza. Effetti speciali molto scontati e trama prevedibilissima. Sorvolando su un Jai Courtney che rivaleggia con i morti in quanto espressività, e che non riesce a tenere il passo di un attore navigato e specializzato in film di questo genere come Bruce Willis (neanche come spalla), colui che, veramente ha deluso tutti è il regista.
Moore ha donato al cinema un prodotto mediocre, assolutamente privo di armonia e continuità tecnica. Tuttavia, questo film, costituisce forse un passo necessario, quasi scontato, per un regista che non ha mai saputo superarsi e che, recentemente, ha sfornato un lavoro peggiore dell’altro.
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