Recensione Film: Il lato positivo, Silver Linings Playbook

La regia di questo film è di David O. Russel il quale, come usano fare (ormai quasi per moda) tutti i suoi contemporanei, fonde fonde tragedia e commedia nell’opera, con l’intento di donare più realismo alla trama. Dopotutto, cos’è la vita infondo se non un susseguirsi di casualità, capaci sia di scatenare il riso più acceso che il pianto più disperato? Ebbene, Russel sembra aver colto in pieno il duplice volto dell’esistenza umana e lo dimostra portando nelle grandi sale un dramma che veste i panni di una commedia. O forse è il contrario? Bè, questo starà a voi capirlo.

Il trentenne Pat Solatano è reduce da una vera e propria tragedia familiare, interiore e “legale” che gli ha fatto perdere la compagna, la casa e il lavoro. Dopo un fortuito (per modo di dire) patteggiamento della pena inizialmente commutatagli, Pat è finalmente libero dopo solo otto mesi di reclusione in un istituto psichiatrico. Non avendo più un appartamento in cui vivere, il nostro protagonista torna a vivere con i suoi, i quali vorrebbero che lui mettesse la famiglia al centro dei suoi pensieri e, in particolar modo, i “Philadelphia Eagles”, la squadra di football osannata da tutto il parentado.

Ma non è questo ciò che vuole Pat che, armato del suo quasi indissolubile ottimismo che lo ha sempre contraddistinto, tenta di ricostruire la sua vita e il rapporto l’amata Nikky. Purtroppo (o per fortuna), a complicare le cose, sopraggiunge un “terzo incomodo”. Pat conosce Tiffany, una giovane vedova che ha trascorso gli ultimi mesi della sua vita all’insegna del sesso e della dipendenza da psicofarmaci.

La ragazza si offre di aiutarlo a riconquistare la fiducia di Nikky, però, in cambio, il giovane dovrà farle da partner in uno strano, grottesco e inverosimile concorso. Tuttavia, aiutandosi a vicenda, il loro rapporto sfocerà in qualcosa che va al di la della semplice amicizia.