Dal veleno d’api una cura per l’HIV, una scoperta affascinante
La sperimentazione umana non è ancora partita, ma i primi risultati hanno lasciato i ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis a bocca aperta. Studiando meglio il funzionamento del veleno contenuto nel pungiglione delle api, si è scoperto che è possibile usare una delle molecole per bloccare al diffusione del virus dell’HIV.
Applicato sotto forma di gel, Joshua L. Hood spera che
un gel precauzionale, da usare come una crema vaginale, può essere utilizzato in tutto il mondo in cui il virus si diffonde molto velocemente, e possono essere evitati
La componente fondamentale del veleno d’api, chiamato apitossina ed è composta da acqua, acido formico, acido cloridrico, acido fosforico, melittina e acido amminico, la cui degradazione enzimatica produce l’istamina, responsabile della sua tossicità per l’organismo. Nelle cellule del virus  HIV produce una sorta di “strappo” nello strato più esterno, esattamente lì dove altri farmaci rimbalzano.
Questo nuovo farmaco sfrutta in un modo diverso una pratica molto antica come l’apipuntura, una tecnica usata anche su personaggi storici come Carlo Magno e Ivan il Terribile per alleviare i dolori provenienti dalla gotta. Altri usi noti provenienti dalla puntura delle api, direttamente o tramite iniezioni sottocutanee, per cure  reumatiche, artrite cronica, sclerosi a placche, il nervo sciatico, borsiti e tendiniti, ed alcune malattie infiammatorie.
Il rischio di una pratica scorretta o peggio di un trattamento simile, è lo shock anafilattico che può portare alla morte del paziente. Prima di usare direttamente il veleno d’api, va bloccato il meccanismo che trasforma l’apitoxina in un veleno per l’uomo.
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