Marò, che pasticcio!
Beffa su beffa, alla fine i marò vengono rispediti in India. Dalla Puglia ci sono volute 5 ore prima di poter fare le valige ed accettare l’ennesima decisione della Farnesina, giunta come un fulmine a ciel sereno ieri sera. Colpa dell’isolamento internazionale provocato dalla decisione fulminea dell’Italia, preoccupata della possibile pena di morte per i suoi militari e dal mancato intervento dell’Unione Europea e degli altri paesi, sordi alle richieste italiane.
Tra il non rispondere alla richiesta dell’Italietta e l’inimicarsi un paese da più di un miliardo di persone destinato a scalzare la superpotenza cinese, il “ministro degli Esteri” dell’Unione Europea, l’inglese Catherine Ashton, ha ripetuto la stessa cantilena ripetuta in coro da tutte le ambasciate del mondo: non vogliamo intrometterci.
Ecco quindi che l’India ha potuto sequestrare personale diplomatico, vietando al nostro ambasciatore di poter tornare in patria, in barba a qualsiasi rispetto delle leggi internazionali. Salvare un ambasciatore sacrificando due marò, dopo le ulteriori rassicurazioni che non sarà applicata, da un tribunale che si è già dichiarato incompetente, alcuna pena di morte. Al massimo, il carcere a vita, ma questo è solo un dettaglio tecnico, dopo che l’avvocato indiano dei due marò si è dimesso.
Di fronte ai massimi vertici della marina militare Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno provato a resistere, ma di fronte al rischio di un ulteriore processo militare hanno dovuto solo obbedire. Il sindaco di Bari Michele Emiliano è stato durissimo:
Ho visto lo strazio dei bambini che hanno assistito alla partenza del loro papà per un posto che non è più il paese gradevole di prima, ma un inferno perché lì le foto dei nostri due marò sono state bruciate. Io ora affido questi nostri due eroi alle istituzioni indiane affinché li tutelino. Spero che la Repubblica indiana sia meno maldestra del governo Monti
Nel frattempo monta la protesta interna ed in tanti chiedono le dimissioni del ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata, per la gestione della vicenda. I marò infatti non sarebbero nemmeno dovuti rientrare dalle acque internazionali in cui è avvenuto il fattaccio, ma il ministro degli Esteri non ci sta e ribatte:
Senza lo strappo non avremmo potuto contrattare con il governo indiano le condizioni attuali, che prevedono per loro condizioni di vivibilità quotidiana nel paese e la garanzia che non verrà applicata la pena massima prevista per il reato di cui sono accusati. Su questo adesso non abbiamo più preoccupazioni. In questi mesi abbiamo lavorato con impegno, cercando sponde diplomatiche e giuridiche per risolvere la situazione. Dimettermi? Io faccio parte di un governo dimissionario. E le dimissioni, se è per questo, me le chiedono sin da quando la nave Enrica Lexie è attraccata nel porto di Cochi, con polemiche e strumentalizzazioni che ritengo del tutto ingiustificate
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