Quanto costa tornare al voto, cosa si rischia e cosa non riusciremo a vedere

Se glielo dovevano dire in faccia, Bersani ha ottenuto quello che voleva. Tutti a casa, Angelino Alfano chiede un governo di coalizione, ma il no del segretario del PD sbarra la porta ad un accordo che alle urne sarebbe costato al PD tutto. Oggi i capogruppo di Camera e Senato del Movimento Cinque Stelle, Lombardi e Crimi, hanno annuito ai buoni propositi di Bersani, ma hanno ulteriormente chiarito nell’incontro alla stampa che la chiusura è totale.

Grillo punta all’effetto Craxi: prendersi la Presidenza del Consiglio con un mandato esplorativo, in cui il Movimento Cinque Stelle ottiene l’appoggio del centrosinistra, sulle premesse di responsabilità condivisa, necessità di dare una guida al paese, di cambiare con provvedimenti d’urgenza quelle misure che strozzano la crescita, l’aumento automatico della Tarsu/Tia nella nuova Tares, l’aumento automatico dell’IMU e dell’IVA, il corretto controllo dei crediti che lo Stato deve dare alle imprese.

La domanda responsabile è perché non farlo subito, perché correre il rischio di tornare alle urne? In 20 anni la credibilità dei partiti è stata divorata da decisioni scellerate, tatticismi esasperati, ma a quanto pare, la Storia è una maestra che viene ripetutamente lasciata in un angolo, inascoltata.

L’atto di nascita politica del Movimento Cinque Stelle è degno della Balena Bianca della DC, del tanto peggio tanto meglio e della spregiudicatezza con cui Craxi ottenne il suo primo incarico, dopo il fallimento del mandato esplorativo di Andreotti. Se PD e PDL sono il Passato ed il Movimento Cinque Stelle è il presente, fregarsene del 15% delle famiglie in difficoltà economica, del 35% di giovani disoccupati o inoccupati tutta la retorica usata durante la campagna elettorale si manifesta ora palesemente come una bieca lotta alla poltrona più alta, quella di Presidente del Consiglio. 

Per cambiare le cose si entra nel Governo, si chiede a chi ha i numeri per farlo di avere un posto nella sala dei bottoni, per cambiare le cose attivamente. Oppure, come fatto in Sicilia, si sta fuori dagli incarichi, che prima di diventare dei partiti, erano, sono e saranno incarichi delle istituzioni, ma si discute, si combatte punto per punto e dove ci si trova in sintonia, si vota insieme, perché la politica è stata ed è un luogo in cui le idee si confrontano per migliorare la situazione dei propri cittadini, di cui si rimane dipendenti.

Con la liquidazione della XVII legislatura, il Movimento Cinque Stelle mette la sua firma e la sua faccia, al pari degli altri partiti presenti in Parlamento, sull’esborso di 387 milioni di euro per il ritorno alle urne non prima di maggio, dopo l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, condannando l’Italia ad un ulteriore downgrade che porta i nostri titoli di Stato ad un passo dall’essere valutati spazzatura.

Secondo Grillo l’Italia è già fallita, ma le famiglie che compongono lo Stato lottano ogni giorno affinché questo non avvenga. I 71 miliardi di credito alle imprese, prima di passare dalle banche, saranno finanziati con l’emissione di titoli di Stato il cui prezzo si alzerà ulteriormente, distruggendo la possibilità di ripresa futura.

Otto milioni di persone hanno votato convinte che nel Movimento Cinque Stelle ci fosse qualcosa di diverso, una forza di cambiamento in grado di non impantanarsi nel guano politico, più tesa a fare che a tentennare ma anche Grillo non ha saputo resistere alle sirene del governo unico, il suo, spazzando via in un colpo solo anche il lavoro di chi ha fatto politica in modo onesto ed è emerso solo durante queste votazioni, grazie alla ventata di aria nuova portata proprio dalla spinta del Movimento Cinque Stelle.

 Il voto in Senato paleserà al mondo come in Italia la politica è al servizio dei suoi leader ed una poltrona vale più del benessere dei suoi cittadini.