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Dopo Boston, Toronto. Le vecchie cellule sono tornate attive | Informazione
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Dopo Boston, Toronto. Le vecchie cellule sono tornate attive

Chiamatelo rigurgito da imitazione, chiamatela programmazione a distanza, se il meccanismo di cellule terroristiche molto piccole e “dormienti” ha funzionato così bene in molte frange dell’estremismo islamico, è proprio perché gli agenti possono rimanere in “sonno” per molto tempo ed agire in modo indipendente.  Proprio come stava per accadere ieri a Toronto, dove  Chiheb Esseghaier e Raed Jaser erano pronti a piazzare dell’esplosivo sul treno diretto verso New York. A bloccarli, un imam di Toronto che li aveva notati per il loro tentativo di instillare odio nei giovani in moschea.

Un’operazione di intelligence preventiva quella di ieri, ottenuta con la collaborazione di Canada e USA. La segnalazione era vecchia di qualche tempo fa e l’attacco non era imminente, ma era in fase di progettazione. Da Washington sono stati tirati fuori i fascicoli dei possibili terroristi e non si esclude nei prossimi giorni una serie di arresti su possibili obiettivi considerati da tempo a rischio.

Nel frattempo a Tripoli questa mattina un’autobomba contro l’ambasciata francese ha provocato due feriti. Qualcosa si agita, prova a ridestarsi e a riattivare questa escalation di violenza sono state proprio le parole pronunciate da Obama nel suo primo e finora unico viaggio tra Israele e Giordania da presidente USA. Barack Hussein Obama ha duramente bacchettato Israele sul trattamento riservato ai palestinesi esortando apertamente ad una soluzione di pacificazione per due popoli in due stati.

Un’apertura che gela i jihadisti che perdono consensi, trovano sempre più difficilmente gente disposta a farsi saltare in aria e devono combattere in campo aperto, armi in pugno. Come accade per ora in Mali, Nigeria, corno d’Africa, Somalia ed Iraq, investito proprio nei giorni dell’attacco di Boston da una raffica di azioni contro la polizia locale. Le nuove generazioni sono stanche delle guerre dei loro padri e la raccolta di fondi procede a rilento, indebolendo la struttura di sostegno dei gruppi terroristici.

Ma come detto, qualcosa sta cambiando, le vecchie cellule in occidente si stanno ridestando mentre l’asse centrale delle organizzazioni terroristiche punta pericolosamente dritto verso l’Africa. Il cuore dell’Africa si sta trasformando in un luogo dove i dittatori locali usano l’arma della religione per accrescere il loro potere personale e creare un vero e proprio fortino inespugnabile. La Somalia è stata abbandonata ed è diventata la testa di ponte per azioni di pirati che sono tornati ad infestare l’Oceano Indiano, mentre il Nord Africa può diventare rapidamente la testa di ponte per gruppi organizzati, pronti a ricongiungersi con le altre cellule arrivate in tutta Europa.

C’è poi un altro aspetto della vicenda, rimasto sempre all’oscuro dell’opinione pubblica mondiale. Nel complicato mondo dei servizi segreti c’è un gruppo ristretto di persone che si è convinto di poter manipolare a proprio vantaggio questi singole cellule per poter risolvere, senza sporcarsi le mani ed in maniera rapida, questioni di politica interna.

Come si fa in un paese che ha subito il più grave attentato terroristico della storia, a non coprire i cestini durante una manifestazione pubblica? Come è possibile che proprio nel giorno in cui gli USA subiscono l’11 settembre, l’intera flotta della costa est fosse impegnata in un’esercitazione militare, chi aveva fatto trapelare questa informazione?

Per rendere possibili attacchi terroristici a sorpresa, basta lasciare porte socchiuse, fogli con informazioni riservate in posti dove non dovrebbero stare, facendo perdere qualsiasi traccia di un possibile coinvolgimento. E’ già accaduto in passato che gruppi politici abbiano provato a manovrare per i loro interessi queste cellule terroristiche, con pessimi risultati. Il terrorismo ed il male non hanno padroni, ma si nutrono delle ambizioni umane. Un messaggio da tenere a mente, anche nei prossimi giorni.

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