Lettera aperta: C’è una soluzione alla crisi, ai suicidi, alla follia dilagante. Basta dividerci i compiti

Molto spesso, quando qualcosa ti stoppa al punto da dover aspettare, ottimizzi l’attesa. In questo caso, la mente ritorna ad un pensiero che era rimasto sullo sfondo e che si prende il suo spazio: quando diffondi paura e odio, ottieni parte di quel caos che si vede in giro.
E non si tratta certo di una fase terminale, o della fine di qualcosa, occorre essere consapevoli che tutto questo è solo una fase di un problema molto più grande. La crisi economica del 2008, è sistemica. Il capitalismo contemporaneo, questo modello di sviluppo attuale, non è più sostenibile.

Ne vediamo gli effetti sulle persone. Mai come oggi possiamo essere connessi tra noi, raggiungibili in mille modi ma ci sentiamo enormemente più soli. Per la legge dei grandi numeri, qualcuno reagisce suicidandosi, altri danno di matto e uccidono indiscriminatamente, altri si rassegnano stando in un angolo, altri ancora lottano in tutti i modi possibili.

La classe dirigente di questo paese, non ha coraggio e non vuole rischiare. Chi non ha nulla da perdere, ci salverà da questa situazione, perché è da lì che verranno le idee migliori. Quali sono queste idee? Sono banali, alla base di ogni convivenza civile. Noi non siamo soli, il nostro problema è possibilmente un problema che riguarda altre persone e la sua soluzione, sta nel condividerlo, per risolverlo, insieme.

Nel nostro piccolo, parlare con chi ci sta vicino, è un primo passo, nei quartieri chiedere che le cose funzionino è un altro passo, nelle città avere il coraggio di scontentare affrontando i problemi, è un altro passo. A livello provinciale e regionale, affrontare le cose a muso duro, tenendo presente che non si risponde mai al proprio partito, ma sempre ai propri elettori, è un altro passo. A livello nazionale, occorre avere il coraggio di tenere in ordine i bilanci, a patto che si rilanci l’economia e l’economia, si rilancia liberando i soldi intrappolati (per mille motivi, chiariamoci) nelle banche.
La banca chiede per l’accensione di un mutuo la garanzia di un’altra casa e di stipendi inesistenti? Che lo Stato si faccia garante per conto dei cittadini, in cambio otterrà fiducia e produttività dai suoi cittadini.
A livello europeo, un paese che mette in ordine i suoi conti, ha diritto di vedere rispettato il suo diritto ad esistere, non si può mettere in ginocchio un paese in nome di preconcetti.
Se io sono italiano e voglio sentirmi un cittadino europeo a pieno titolo, non posso lontanamente tollerare che un mio concittadino europeo, possibilmente greco, sia stato ridotto sul lastrico in nome di un preconcetto. Da cittadino europeo, non posso tollerare che un governante finlandese o tedesco, possa distruggere i progetti della mia vita per un preconcetto. Occorre sedersi ad un tavolo e mediare. Opprimere, zittire, non ascoltare, porta odio, rabbia e violenza.
Siamo di fronte ad uno scenario mai visto prima, roba che non ti insegnano in nessuna scuola al mondo.Chiudere gli occhi, rimandare i problemi, non è una soluzione. I problemi si affrontano, quelli più complessi, per essere risolti, vanno “spezzettati”, a ciascuno la propria responsabilità tenendo a mente una sola cosa: ciò che è già stato sperimentato in passato, non funziona più. Occorre sperimentare qualcosa di diverso, magari rimescolando quello che già abbiamo a disposizione. Le idee in giro, ci sono.
Il coraggio e la volontà, lo dobbiamo mettere tutti, ciascuno nelle nostre migliori possibilità.