L'Egitto ed Obama rallentano l'avanzata dell'esercito di terra ma al confine si spara ancora
I razzi continuano a piovere sulle città israeliane come una vera e propria pioggia di fuoco inarrestabile, mentre l’aviazione con la stella di David continua a martellare la Striscia di Gaza con bombardamenti costanti. A frenare le truppe israeliane ammassate al confine ci hanno pensato il presidente USA, Barack Obama, oltre che la missione diplomatica israeliana in Egitto, fatta per assicurarsi quantomeno la neutralità nella fase attuale.
La preoccupazione maggiore per gli analisti sarebbe portata dall’apertura di un nuovo fronte al sud con la trasformazione della penisola del Sinai in una sorta di corridoio di rifornimento clandestino per le milizie armate di Hamas.
Dopo la rottura della prima, fragile tregua, il premier egiziano aveva mandato segnali preoccupanti di “insofferenza” per la nuova strategia aggressiva di Tel Aviv, arrivando quasi a minacciare un sostegno più netto che in passato nei confronti dei palestinesi. La situazione al momento è in stallo, dato  che le diplomazie internazionali non potranno essere pienamente al lavoro prima di mercoledì e nel giro di 3 giorni la situazione, a confine tra Israele e Palestina, non cambierà rapidamente.
Una delle motivazioni di questa guerra sta infatti nella riunione decisiva che si terrà all’ONU e potrebbe permettere il riconoscimento ufficiale della Palestina come stato libero ed indipendente, con tutte le conseguenze del caso. Per evitare questo e ribaltare il voto di alcuni paesi, Israele ha cominciato una campagna di “dissuasione”, cercando di far precipitare la situazione.
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