Al vertice dei capi di stato, l'Europa si spacca in due. Germania e Gran Bretagna danno vita ad un nuovo corso?
La spaccatura latente è venuta fuori in tutta la sua drammaticità allo scorso vertice europeo, quello che determinerà quanti soldi dovranno versare gli stati membri all’Unione Europea e soprattutto, quanti ne andranno reinvestiti. Finora, l’equilibrio si è mantenuto ma dopo che nel 2011 l’Italia ha versato, per la prima volta, più soldi di quanti non ne abbia ricevuti (e soprattutto di quanto non ne abbia reinvestiti), il tavolo delle trattative è saltato, e si profila una spaccatura in due fronti dell’Unione Europea.
Da un lato la Francia e l’Italia saranno i portavoce dei paesi dell’area mediterranea e dei paesi a “bassa velocità ”, mentre dall’altro lato, Germania e Gran Bretagna saranno le locomotive dell’altra Europa, quella della tassazione che produce il miglior welfare, quella che eroga servizi pubblici migliori, non soffre la crisi e, soprattutto, si è stufata di uscire soldi per un’Unione Europea, sempre più costosa da mantenere.
L’accordo per la redistribuzione delle risorse, dopo il veto italiano ad un regolamento che sarebbe stato peggiore di quello che ci ha vincolato finora (a proposito, la frecciata a Berlusconi, sembra non essere stata nemmeno percepita, oppure è stata incassata in silenzio?), è slittato a marzo del prossimo anno, quando le campagne elettorali consegneranno nuovi  leader a paesi come l’Italia e si avvierà la campagna elettorale tedesca.
Ma lo spauracchio vero è un altro. Dopo durissimi attacchi e scontri frontali con i leader del partito conservatore che più volte e a più riprese sul Guardian lo hanno pubblicamente ripreso, pare proprio che abbiano portato David Cameroon a fare un referendum esteso a tutto il Regno Unito per chiedere direttamente ai cittadini se sono disposti o meno a rimanere nell’Unione Europea.
Una domanda quasi retorica in UK, dove la maggior parte dei cittadini, legata alla sterlina e ai legami oltreoceano più che a quelli continentali, non vede l’ora di rivendicare l’ulteriore indipendenza britannica da qualsiasi unione politica che non sia basata sulle ceneri del suo vecchio impero. Non solo, ma a breve in Gran Bretagna si deciderà anche il destino della Scozia che come la Catalogna in Spagna potrebbe chiedere l’indipendenza o un’autonomia quasi totale.
Van Rompuy e Barroso in tal senso sono stati netti. La creazione di queste realtà andrebbe a sconvolgere il quadro normativo europeo, costringendo le singole regioni a trattare come stati indipendenti che non avrebbero automaticamente lo status di membri dell’Unione Europea e che quindi dovrebbero ridiscutere una serie di trattati internazionali. I prossimi mesi potrebbero essere decisivi, per il destino dell’Unione Europea, da sempre unione economica ma forse mai una realtà politica, nonostante gli auspici e le spinte di Mario Monti e Mario Draghi.
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