Movimento Cinque Stelle, buono il debutto in Sicilia ma a livello nazionale c'è la resa dei conti

Se pensate che sia antidemocratico, fuori dalle palle. Le contraddizioni interne del Movimento Cinque Stelle, esplodono con una frase sul canale ufficiale del blog di Beppe Grillo, stanco di vedere la sua creatura perdere il 3% nel giro di due settimane a causa della dialettica interna derivante dal meccanismo, complesso e molto rigido, delle Parlamentarie ed il dibattito interno che fatica a rimanere nei forum e nei canali online e si spostano sempre più nelle piazze del Movimento.

La piazza più calda in tal senso è quella di Bologna, il laboratorio politico da cui i Meetup si iniziarono ad evolversi in Movimento, dove si misura il successo delle Parlamentarie e non senza timore si parla di disfatta. Le regole, estremamente rigide che permettevano solo ai “vecchi” iscritti fino al 30 settembre le votazioni, non sono digerite da parte della base, specialmente se confrontate con quelle del PD che nonostante tutto, hanno portato complessivamente al voto 5 milioni di persone in due tornate.

Le limitazioni nascono da problemi tecnici, la banda larga in Italia non esiste e organizzare qualcosa di simile alle Parlamentarie ha costi non indifferenti per chi offre le strutture logistiche per farle, portando alla ribalta gente comune che è sicuramente una novità nello scenario politico italiano. I video promozionali dei candidati, a metà strada tra Mai Dire Gol ed i provini del Grande Fratello, sono la naturale conseguenza di una candidatura senza filtro, dove i militanti si esprimono in base alle loro conoscenze, al loro background.

La sfida però è un’altra. Come si comporterà il Movimento una volta in Parlamento? I capogruppi di Camera e Senato, formeranno un direttivo nazionale o risponderanno sempre a Grillo e Casaleggio? E soprattutto, oltre il candidato premier, il Movimento Cinque Stelle proporrà una sua squadra di Governo o farà come a Parma che cercherà di selezionare i propri “ministri ombra” in base ad una selezione con curricula?

A livello nazionale, la sfida messa i moto dalle amministrative del 2013 servirà a capire se Grillo è un leader politico che intende telecomandare i suoi rappresentanti senza sedere in Parlamento o se sarà un vero e proprio portavoce che avrà la capacità di far camminare il Movimento Cinque Stelle anche senza di lui e senza Casaleggio.

Paradossalmente, Beppe Grillo sta assistendo al primo vero ricambio dei dirigenti all’interno del Movimento e si è accorto che le regole fissate, non bastano. Cosa riguarda il limite dei due mandati, equivale a 10 anni o si conteggiano solo i mandati e soprattutto, cosa accade a chi per 10 anni ha vissuto a stretto contatto con il territorio portando il Movimento a crescere? Viene spedito a casa o diventa “allenatore” dei nuovi attivisti? E se dovessero farlo, dentro quali strutture e in che modalità i “vecchi dirigenti” rimangono nel Movimento?

Anche nel Movimento Cinque Stelle si è messo in moto un pericoloso meccanismo, tipico della politica italiana dove il leader e le sue idee, a prescindere se giuste o sbagliate, non si discutono. La dialettica e la critica costruttiva costituiscono la base non solo del vivere democratico, ma anche della crescita personale e, in senso stretto, della crescita di un movimento o di un partito. 

In Sicilia, lì dove il Movimento Cinque Stelle ha espresso finora il miglior risultato politico, il numero due dell’ARS è risultato essere un rappresentante del Movimento Cinque Stelle mentre per la prima volta si è sentito riecheggiare il suono di un pianto di un neonato, figlo di Angela Foti, parlamentare all’ARS che ha riportato la necessitò, anche in quella austera sala, di un asilo o di una nursery, come accade non solo nei palazzi della politica, ma come dovrebbero esserci nelle grandi aziende o nei comuni in dissesto.

La caduta del governo Monti complica i piani di Grillo, i tempi tecnici per la presentazione delle liste e dei candidati sono estremamente ristretti e ci potrebbe essere il rischio che il M5S possa rimanere fuori dalla competizione elettorale ma non risolvere i problemi interni, in un dialogo serrato e serio, potrebbe essere più devastante del confronto politico sul campo.