Brevetto unico europeo, aderiscono tutti tranne Italia e Spagna
Ci sono voluti più di 50 anni ma alla fine il brevetto unico europeo è diventato realtà . Dal 2014 sarà possibile depositare e registrare i brevetti in lingua inglese, francese e tedesca e sarà valida in 25 paesi dell’Unione Europea. A sorpresa non hanno aderito al meccanismo di cooperazione rafforzata Italia e Spagna, dove pesano le incognite sulle piccole e medie imprese.
La situazione che si è creata rappresenta quindi un altro limite per tutte le imprese e le start up italiane che si troveranno a dover avere un ulteriore costo, di gran lunga maggiore, per poter proteggere i propri sviluppi. Il tutto deriva da una lotta contro il regime linguistico imposto dal disegno approvato ieri dall’Europarlamento che non riconosce lo status di lingua ufficiale anche allo spagnolo e all’italiano, nonostante il regime linguistico all’interno dell’UE sia paritario.
Se di fatto la domanda di presentazione deve essere redatta nella lingua di origine, italiano compreso, per essere valida deve contenere una traduzione in inglese, francese o tedesco per essere valida. Il costo della traduzione verrà rimborsato dopo la presentazione del brevetto mentre i brevetti già presentati, saranno accessibili nelle lingue parlate dai paesi membri, grazie ad un sistema di traduzione automatico.
Il vantaggio di un brevetto unico si quantifica in una spesa di 4.600 euro a fronte di una di ben 36.000 euro. Per Italia e Spagna, senza un ulteriore accordo da parte del Governo Monti o della prossima maggioranza parlamentare, sarà necessario pagare una doppia tassazione, sia per rendere il brevetto valido e difendibile in Italia che un’altra all’interno dell’area UE per estendere questa garanzia al di fuori dei confini nazionali.
Un’ulteriore mazzata alla crescita, dopo lo stop al decreto sviluppo bis imposto dalla crisi di governo avviata, per le aziende italiane, almeno fino alla data delle elezioni. Dall’Europarlamento è arrivata la disponibilità a far ratificare l’accordo in un secondo tempo ad Italia e Spagna, i due paesi maggiormente indiziati ad oggi dai mercati per la richiesta di aiuti del fondo ESFS.
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