Guerra al Corriere della Sera, spostamento della sede e tagli a personale e vendita di pezzi storici
Una crisi senza precedenti ed un comunicato di guerra da parte del comitato di redazione scuote il più noto dei grandi quotidiani italiani, il Corriere della Sera. Da quanto scritto dallo stesso comitato di redazione oggi, si annuncia un taglio di 800 lavoratori, tra giornalisti e poligrafici, una quota pari a oltre il 15% degli organici, tra Italia e Spagna. Tra le misure intraprese dalla dirigenza per resistere ai colpi della crisi è stata inserita anche la possibilità , di spostare la sede storica del Corriere della Sera da via Solferino 28. Una società che chiede nuove infrastrutture per stare al passo con i tempi e che è riuscita a generare 108 milioni di euro di utili nonostante gli azionisti non abbiano provveduto ad aumenti di capitale.
La costellazione RCS comprende al suo interno varie compartecipate tra cui Mediobanca (13,6%); Fiat (10,2%); Italmobiliare, gruppo Pesenti (7,4%); Pirelli (5,2%); Fondiaria, gruppo Unipol (5,2%); Banca Intesa Sanpaolo (4,9%); Assicurazioni Generali (3,7%); Sinpar, gruppo Lucchini (2%); Merloni Invest, Francesco Merloni (2%); Mittel (1,2%); Eridano Finanziaria (1,2%), Edison (1%).
Si annunciano almeno 10 giorni di scioperi, ancora da stabilire e da fissare in calendario, in cui la più nota e gloriosa testata giornalistica italiana si fermerà . Non ci sono ancora elementi per parlare di un effettivo rischio chiusura da parte del gruppo editoriale RCS, un “mostro” editoriale estremamente ramificato che rischia di uscire ridimensionato da una delle sue crisi interne più gravi.
Aldilà di quello che si possa pensare riguardo l’informazione cartacea e “tradizionale”, Il Corriere della Sera è sempre una parte del giornalismo italiano, senza il quale non sarebbe stato possibile raccontare questo paese.
Detto questo, è anche ovvio che il Corriere della Sera, per rimanere al passo con i tempi debba aprirsi maggiormente al mondo, “svecchiarsi”, provare a lanciarsi verso argomenti spinosi con la sua storica obiettività , senza dover tener conto di chi si trova di fronte. Un quotidiano nazionale, legato solo ad una città , non ha futuro e solo in un periodo di crisi come questo possono essere intraprese strade coraggiose che restituirebbero, ai lavoratori del Corriere della Sera e agli italiani, un quotidiano di informazione migliore.
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