Scenari politici da nuove elezioni o da legislatura riformatrice

Siamo sempre più vicini al bivio. Domani si concluderanno le consultazioni al Quirinale di fronte il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che dovrà comunque nominare un presidente del Consiglio, in modo da permettere l’elezione del suo successore in Aprile e sapremo. A partire da domani, capiremo se potremmo assistere ad una legislatura di vere riforme o stiamo solo attendendo di tornare alle elezioni.

Le premesse, sono ottime. Il PD, tallonato dal Movimento Cinque Stelle, si è rivolto al procuratore Nazionale Antimafia “acquisito” a dicembre e alla Boldrini, eletta in quota Sel, per avviare le prime trattative. Sfruttando lo spazio offerto da Ballarò hanno annunciato una serie di proposte tese a dare lunga vita alla legislatura, dal taglio degli stipendi dell’Ufficio di Presidenza a quello che sarà proposto ai dipendenti e agli altri parlamentari. Bastone e carota anche per il Movimento Cinque Stelle, dopo aver rivendicato la propria determinazione (siamo querce, altro che foglie di fico, dirà il Presidente del Senato) si offre la possibilità di collaborazione ai vicepresidenti della Camera, i questori e l’intero Parlamento (riferimento del Presidente della Camera Boldrini alle altre forze politiche).

Tutto rose e fiori? Per niente.

Il maldestro dietrofront sui traditori del Senato non è andato proprio giù né al comico genovese né a Casaleggio, sempre più consapevoli che la creatura che hanno portato a diventare una vera forza politica, gli è sfuggita di mano ed inizia a camminare da sola. Le regole stabilite all’inizio sono state disattese, si rivendica la possibilità di pilotare da fuori i parlamentari dimenticando che la Costituzione (e l’articolo 67, per la precisione, ) non può essere invalidato da un contratto privato, anche se firmato da un notaio, tra un neodeputato ed una società che ha fatto diventare il brand Movimento Cinque Stelle, un partito.

Prima di punire pubblicamente i “disertori”, Grillo deve far fronte ad una carenza logistica che lui stesso aveva paventato ai suoi fedelissimi durante la campagna elettorale. Nel giro di pochi mesi il Movimento Cinque Stelle ha dovuto confrontarsi prima con la gestione di un comune, (Parma), ha dovuto lanciarsi nella gestione di una Regione a statuto Speciale (Sicilia) e in pochi mesi si è trovato a sfondare in Parlamento.

In questa onda di tsunami si è preferito puntare sui temi caldi, sui comizi pirotecnici ma adesso occorre costruire un progetto politico, partendo dalle idee note, dal programma proposto in campagna elettorale e da una serie di persone che devono metterle in pratica. Occorrono tecnici, persone in grado di scrivere un disegno di legge, di leggere atti e documenti, di dialogare alla pari con i tecnici d’area degli altri partiti e non tutti nel Movimento Cinque Stelle sono in grado di farlo.

Beppe Grillo è come Berlusconi un animale da campagna elettorale, sa dettare l’agenda politica, scaldare i cuori e attrarre consensi. Bersani è invece più a suo agio nello scardinare gli equilibri parlamentari e in ruoli esecutivi. Se da un lato Berlusconi trascina i suoi in piazza in una battaglia frontale e senza quartiere contro la magistratura, raccogliendo ancora imbarazzanti consensi da chi preferisce un fruttuoso sistema illegale ad un equo sistema di legalità, Grillo non è a suo agio in ruoli costruttivi, che necessitano di mediazione, pazienza e lungimiranza politica.

E mentre la schizofrenia mediatica del Movimento Cinque Stelle manda in tilt i giornalisti, alternando dirette streaming per tutti a riunioni a porte chiuse vietate a chiunque, la stampa vicina a Berlusconi si prende la sua rivincita e pubblica le foto della presidente della Camera Boldrini che paga il conto alla mensa dei dipendenti di Montecitorio ed i deputati del Movimento Cinque Stelle che attendono di essere serviti nel ristorante della Camera dei Deputati.

La possibilità di trasformare l’Italia in un paese quasi normale è appesa ad un filo.