E ammainata l'ultima bandiera, è l'Italia calcistica che aumenta il suo spread
Dopo le partite di martedì e di ieri sera, quest’anno la Champions League ad un italiano deve essere sembrata veramente roba per pochi: abituati a vivere sfide da grandi palcoscenici con Milan, Inter e ( dopo anni di assenza) Juventus, oggi ci si deve arrendere alla realtà. Una realtà che riflette tanti aspetti, calcistici e non. Il fatto che in semifinale siano arrivate due squadre spagnole e due squadre tedesche se vogliamo fa sorridere: la prima cosa che ci viene in mente è che l’austera Germania sfidi l’indebitata Spagna, una “partita” che si gioca da tempo sia in campo calcistico che in campo economico.
Chi avrà ragione tra queste vere e proprie “armate” è difficile ipotizzarlo e pronosticare un risultato certo significherebbe negare che nel calcio le sorprese esistono e che il pallone sia rotondo. Martedì è toccato al Real Madrid provare un brivido di paura perdendo con il Galatasaray fino al gol di Cristiano Ronaldo che ha chiuso la pratica, così come è accaduto al Malaga che, tra infinite polemiche arbitrali, si è vista togliere in due minuti la qualificazione dal Borussia Dortmund.
Ieri è stato il turno di Barcellona – Paris St. Germain e Juventus – Bayern Monaco. Il Barcellona ha conquistato la sua sesta semifinale consecutiva pareggiando 1-1 contro la squadra di Ancelotti e non costituisce di certo una sorpresa; il Bayern Monaco, legittimando a Torino il risultato dell’andata contro la Juventus, si riconferma di diritto tra le quattro squadre più forti d’ Europa.
L’unica squadra che può essere definita “la sorpresa” della Champions è il Borussia Dortmund ma non più di tanto: prima di quest’anno aveva vinto per due volte consecutive la Bundesliga e in Europa è stata capace di mostrare un calcio moderno e spettacolare. Si sfidano quindi due mondi e due stili diversi di pensare e fare calcio, ma anche due strategie diverse per diventare grandi squadre. Le due spagnole vantano fior di campioni nelle rispettive rose, figli di grossissimi investimenti e politiche societarie che favoriscono l’inserimento in prima squadra di ragazzi provenienti dalla propria “cantera”.
Le due tedesche invece sono società che si sono consolidate col tempo e hanno sempre tenuto d’occhio l’aspetto economico, stando ben attenti a non contrarre pesanti debiti. I dati parlano chiaro: Real Madrid e Barcellona fatturano insieme un miliardo di euro con 500 milioni di debiti che stanno cercando di risanare, Bayern Monaco e Borussia invece possono vantare un bilancio che parla di 560 milioni di fatturato con debiti per 40 milioni. Una differenza abissale che effettivamente potrebbe far presagire un dominio tedesco a lungo termine nel prestigioso teatro europeo.
E l’ Italia? L’unica speranza era rappresentata dalla Juventus che, per quanto devastante in serie A, ha bisogno di crescere ancora tanto e fare esperienza per insidiare i suddetti due blocchi europei. Così come il Milan che per ora è una squadra in costruzione e in rodaggio seppur con belle speranze. La povertà di “top player” nel campionato italiano riflette perfettamente la crisi economica che non lascia scampo neanche a quelle società che, fino ad oggi, avevano sempre costituito eccellenze in Europa.
La Germania e la Spagna hanno organizzato le proprie squadre in prospettiva, mescolando giovani promesse a grandi campioni, quelli che l’Italia adesso non può permettersi, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: politiche economiche e calcistiche a lungo termine diverse ma che oggi fanno la differenza. Per il calcio italiano si apre adesso uno scenario nuovo e insolito, fatto di risparmio economico e di pazienza, a cui il tifoso forse non era mai stato abituato. Non ci resta che seguire queste ultime battute di Champions da spettatori e sperare di portare, per il prossimo anno, la bandiera italiana più alta e più avanti possibile: il ranking uefa ce lo impone, così come la nostra storia calcistica.
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