Processo Stato-Mafia, tra le parti civili anche la famiglia di Salvo Lima
Quello che comincia oggi è un processo storico, un processo che vede sul banco degli imputati tra i principali responsabili della fase stragista attraversata da Cosa Nostra e alcuni dei rappresentanti dello Stato, insieme nello stesso processo, sottoposti a giudizio per aver provato a giocare sullo stesso tavolo, ai danni dei cittadini dello Stato e dei magistrati morti durante gli anni Ottanta e Novanta. C’è qualcosa di surreale in tutto questo, specialmente quando si leggono i nomi degli imputati.Â
Dai boss Bagarella, Riina, Cinà e Brusca, collegati in videoconferenza fino a Marcello Dell’Utri, il capo dei Ros Mori (quest’ultimi due assenti oggi in contumacia), l’ex ministro Nicola Mancino e Massimo Ciancimino, tutti presenti per ascoltare chi si è voluto unire a Sonia Alfano e Salvatore Borsellino nel costituirsi parte civile in questo processo.
I nomi sono tanti, c’è tutta la galassia delle associazioni antimafia, il Comune di Palermo e tra quelli che hanno fatto richiesta per inserirsi anche alcuni comuni più piccoli, come quello di Campofelice di Roccella. Non mancava il legale rappresentante del Comune e della Provincia di Firenze, di cui oggi si ricorda l’anniversario della strage dei Georgofili, persino la regione Toscana ha chiesto di essere inserita tra le parti civili.
Le interviste
Tra le varie richieste pervenute durante questa prima udienza, c’è anche quella del boss Bagarella, intento ad inserire un nuovo legale, e quello della famiglia di Salvo Lima, richiesta che ha provocato qualche leggero brusio nell’aula bunker di Pagliarelli, affollata di giornalisti e batterie di avvocati.
Salvo Lima, stando all’esposizione del legale della famiglia era senza dubbio uomo politico di riferimento di Andreotti in Sicilia, la sua uccisione è un segnale in più della lotta tenace che il governo DC guidato dal defunto senatore a vita condusse per opporsi duramente alla mafia. Tesi che ha un buon fondamento giudiziario ma che la storia tende a dipingere in modo diverso, con Lima che rappresenta la fine di una scomodo e pericoloso legame che secondo quanto dovrà emergere da questo processo, legava Cosa Nostra agli interessi di pezzi dello Stato.
C’è elettricità nell’aria, Massimo Ciancimino, figlio del sindaco di Palermo e referente dei Corleonesi arriva per ultimo in aula, è sfuggente, mentre l’ex ministro Mancino cerca di lasciar trasparire serenità ma la tensione gli si legge in faccia. All’uscita lo attendono una serie di manifestanti con le agende rosse, parla amaramente alle telecamere dove spiega che la sua lotta alla mafia lo ha portato ad essere inserito in questo procedimento penale. A guastargli la giornata arriva anche la richiesta dei pm, Francesco Messineo e Nino Di Matteo, per un nuovo capo d’imputazione che dovrà essere discusso nelle prossime udienze.
Il prossimo dibattimento è previsto per il 31 maggio, il processo del secolo è solo agli inizi.
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