Analisi del voto, il centrodestra arretra, il Movimento Cinque Stelle sparisce ed il centrosinistra trionfa
Le amministrazioni locali fanno solitamente storia a sé ma a soli 3 mesi dal voto che ha ricomposto il Parlamento, i segnali che arrivano lanciano sono preoccupanti per tutti. Da un lato, se è vero che Berlusconi tiene in pugno il governo, a livello locale con il crollo di Alemanno il centrodestra perde tutti i comuni capoluoghi di provincia tranne Brescia. Nei comuni più piccoli Lista Civica pesca 14 comuni, 21 al centrosinistra e 18 al centrodestra mentre gli altri andranno al ballottaggio. Crolla anche la Lega che al primo turno prende solo un comune.
Il PD si conferma primo partito d’Italia mentre si apre un vero e proprio processo al capo nel Movimento Cinque Stelle. I pasdà ran vicini a Grillo puntano il dito contro la stampa che non valorizza le lotte del Movimento, ma la realtà è molto più triste. Perdere di botto il 10% di consensi dipende dal giudizio su quello che si è fatto e soprattutto, su quello che non si è voluto fare in questi 3 mesi.
Il Movimento Cinque Stelle paga la sostanziale impreparazione dei suoi vertici, le proposte di legge presentate in Parlamento sono spesso stracciate per l’approssimazione con cui sono scritte e soprattutto, gli italiani non hanno perdonato al Movimento che doveva essere l’alternativa ai partiti, di interessarsi in modo così pervasivo dei propri fatti, senza spendersi attivamente per il paese e con una condotta che ricorda più il partito comunista russo che una struttura snella, attiva ed in grado di puntare ad un sistema di democrazia diretta o partecipativa.
La stampa italiana non ha certo concesso una luna di miele ai grillini, se escludiamo il Fatto Quotidiano, ma si paga l’ambiguità di fondo. Non si può chiedere maggiore spazio nella stampa se non si sa nemmeno chi ha diritto a parlare e di cosa dovrebbe parlare. Le liste di giornalisti sgraditi, le pubbliche crocifissioni di chi spunta in tv ed i messaggi contrastanti di Grillo non favoriscono di certo la comunicazione.
Dall’altro lato, il centrosinistra perde dove si presenta con SEL, ma trionfa con il PD, un PD molto diverso però dalla dirigenza nazionale. Quasi tutti i candidati infatti sono in contrasto, più o meno aperto, con la linea principale del partito, sia quella portata avanti da Bersani che quella inaugurata da Epifani fino al congresso. Il PD vince se alle primarie trionfano i candidati non indicati dal partito, un segnale che non può continuare a passare in sordina.
Rimane un dato. Questa politica continua ad allontanare i cittadini dalle urne, favorendo le “truppe cammellate” dei partiti, a volte foraggiate da forme di clientelismo che permettono il perpetuarsi dell’attuale modo di far politica, un modo che ci ha trascinato in una situazione quasi costante di crisi ed emergenza.
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