Cinque milioni di italiani pronti a scendere in piazza, un malcontento da gestire

Dalla quantità di vertenze aperte al Ministero dello Sviluppo Economico, passando dall’Alcoa fino all’Ilva di Taranto fino a tutte le aziende medio-grandi in grave crisi, si può calcolare che durante l’autunno circa 5 milioni di persone siano pronte a manifestare in piazza per problemi contrattuali. A questi va infatti aggiunto il comparto del settore pubblico, pronto allo sciopero generale. Dalla gestione di questo malcontento passa gran parte della campagna elettorale per il 2013 e l’azione di governo fino alla prossima primavera.

Sarà praticamente impossibile riuscire a soddisfare le richieste di questa mole di persone e il grande rischio per il governo Monti è che quest’onda di malcontento stoppi qualsiasi forma di risanamento economico dettato da contingenze economiche esterne. Senza un concreto piano di sviluppo, da lasciare in eredità ai partiti che si contenderanno il governo del paese nel 2013, la situazione rischia di sfuggire di mano. Peggio ancora se i partiti politici non riusciranno a mobilitare il 40% degli italiani che ha deciso di non votare la prospettiva di un Monti bis è inevitabile. Dalle prime tribune politiche si è evidenziata una sostanziale lontananza da parte dei leader politici con il cuore pulsante del paese. I giochi politici per far dimenticare la gestione della Repubblica Italiana negli ultimi 20 anni ha stufato gli italiani, sempre più allergici al politichese mentre si arriva con difficoltà alla fine della terza settimana del mese, le banche bloccano qualsiasi finanziamento alle aziende e le giovani coppie non riescono ad accendere un mutuo con due stipendi fissi.

L’offerta politica in Italia è scarsa e l’autunno, con milioni di italiani pronti a scendere in piazza, è ormai alle porte.