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Ad un anno dalla manifestazione degli indignati a Roma, ecco cosa è rimasto (e qual era il piano originario) | Informazione
Ad un anno dalla manifestazione degli indignati a Roma, ecco cosa è rimasto (e qual era il piano originario) Reviewed by Momizat on . Chi vi scrive è stato un testimone diretto di una giornata che in tutto il mondo è passata alla storia come la più grande protesta di piazza coordinata a livell Chi vi scrive è stato un testimone diretto di una giornata che in tutto il mondo è passata alla storia come la più grande protesta di piazza coordinata a livell Rating:
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Ad un anno dalla manifestazione degli indignati a Roma, ecco cosa è rimasto (e qual era il piano originario)

Chi vi scrive è stato un testimone diretto di una giornata che in tutto il mondo è passata alla storia come la più grande protesta di piazza coordinata a livello mondiale. Non spezzettata e irrazionale come nel 1968, non estemporanea come nel 2005 per protestare contro una guerra non politicamente giustificabile come quella in Iraq, ma un’unica giornata, il 15 ottobre 2011, in cui tutti i gruppi di protesta di tutto il mondo hanno protestato dal Giappone fino agli USA. In Italia, a differenza di quanto successo nel resto del mondo, è accaduto qualcosa di diverso.

15 ottobre 2011, Roma. Il governo Berlusconi arranca, dall’inizio dell’estate si rincorrono i timori che l’Italia possa aver truccato i conti, in Grecia la situazione precipita e gli investitori internazionali temono che l’Italia possa non pagare più i propri debiti ed implodere, mentre la Germania si disinteressa della questione. Vengono pompati i primi soldi alle banche, ma l’economia si inceppa e dopo la vittoria dei referendum dell’acqua e del nucleare senza il sostegno dei classici media, nel giro di 4 mesi si crea una rete globale di protesta in costante contatto.

La giornata a Roma è soleggiata, questo è un filmato originale di come la manifestazione si è snodata fino al Colosseo:

Quando il corteo raggiunge il Colosseo, a favore di camera, iniziano a saltare in aria le prime due macchine, ad opera di black block, giovani provenienti da tutta Europa, lasciati agire indisturbati. Qualche manifestante prova a bloccarli, ma si dileguano. E’ il primo momento di resa, un milione di persone in corteo iniziano a capire che il fantasma del G8 di Genova aleggia anche lì, che tutto quel rumore cancellerà quanto fatto in un paio di mesi. C’è un episodio emblematico. Prima di imboccare Via Labicana un gruppo di poliziotti in assetto anti sommossa attende. Rimangono lì per 15 minuti, scopriremo dopo che per strada in quelle ore non c’era alcun coordinamento diretto e l’unico ordine impartito era quello di evitare qualsiasi provocazione e scontro diretto. Appena i celerini si sono ritirati, da via Labicana fino a piazza San Giovanni si è scatenata la guerra, quella urbana.

Bombe carta, sassi, legni e fumogeni volavano a ritmo incessante, con squadre addestrate in Grecia che ricaricavano a ciclo continuo, mentre altri “galvanizzati” dal caos si univano alla distruzione, facendo saltare in aria macchine al passaggio. I manifestanti quel giorno, sarebbero dovuti arrivare davanti le due sedi del Parlamanento Italiano ma non si mossero mai da Piazza San Giovanni, dove la guerra urbana ha raggiunto il suo apice ed ha fatto fallire qualsiasi forma di protesta organizzata.

Da lì a pochi giorni, Berlusconi fu convinto a fare un passo indietro, Mario Monti venne ordinato senatore dal Presidente della Repubblica ed il resto è storia. Ma cosa sarebbe accaduto se quel giorno quel milione di persone fosse arrivato davanti il Parlamento? Cosa sarebbe realmente accaduto se tutti i manifestanti fossero arrivati davanti i palazzi del potere a chiedere in massa lo scioglimento delle camere, accampandosi sotto il Quirinale? Purtroppo tutto questo non lo scopriremo mai, ci siamo andati molto vicini, ma una regia ben studiata ha fatto in modo che Roma diventasse un esempio negativo per tutto il mondo, aprendo la strada ad un’unica soluzione per risolvere la crisi.

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4 Responses to “Ad un anno dalla manifestazione degli indignati a Roma, ecco cosa è rimasto (e qual era il piano originario)”

  1. Che io ben ricordi, e non sono solito ricordare male, la rabbia che è esplosa in quella piazza (legittima o meno lasciamolo giudicare a chi costruisce quotidianamente mobilitazioni e vi partecipa) era dovuta proprio all’assenza di un obiettivo preciso: non è affatto vero che quel corteo si stava dirigendo verso il Parlamento: gli organizzatori di quel corteo (una certa sinistra all’epoca riunita nella sigla “uniti per l’alternativa”) l’avevano studiato per farlo terminare in piazza San Giovanni con un comizio e le solite marchette elettorali, evidentemente non avevano fatto i conti con la viva composizione del corteo stesso…a quella che chiami guerriglia urbana parteciparono migliaia di giovani pronti a difendere il corteo dagli attacchi polizieschi, molto più intelligenti di quanto non insegnino a giudicare i media e la morale comune.
    È facile elogiare i movimenti di altri luoghi e condannare immediatamente quel che si muove nel nostro territorio…bisognerebbe imparare a fare inchiesta reale prima di scrivere scimmiottando laRepubblica e affini.

    • quindi non ci fu guerriglia urbana?

    • una cosa è fare scudo, una cosa è convogliare il caos dove la gente sta seduta, un’altra cosa ancora è resistere ad una carica, un’altra cosa ancora è difendersi ed un’altra ancora è spaccare e scappare.

  2. umewoh That’s a good post. umewoh
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