Recensione Film: Acciaio
Stefano Mordini dirige Acciaio. Un film molto intenso che ritrae perfettamente il suo stile. Le giovanissime protagoniste (Matilde Giannini e Anna Bellezza) superano egregiamente la prova del grande schermo.
Anna e Francesca sono due ragazzine molto legate che vivono in Via Stalingrado, una tragica realtà della città di piombino. Tale luogo è per lo più composto dall’assembramento di case popolari destinate alle famiglie degli operai che lavorano nelle acciaierie Lucchini. Sature entrambe di una situazione economica, sociale e familiare senza sbocchi, le fanciulle sognano di poter evadere un giorno dalla loro “prigione” e di partire per l’isola d’Elba. Anna è stanca di vivere col padre che sperpera i pochi guadagni nel gioco d’azzardo ed è esasperata dal fratello Alessio, anch’egli impiegato dell’acciaieria, che non prende tanto sportivamente l’elezione della sua ex fidanzata a dirigente proprio proprio della fabbrica in cui lavora. Francesca, d’altro canto, deve fare i conti (oltre che con le stesse precarie condizioni economiche che affliggono la sua amica) con un padre molto violento che, spesso la picchia e la maltratta. Anna, un giorno, conosce Mattia, un uomo molto più grande di lei dal quale si sente attratta. Quest’evento, unito a tanti altri che vi susseguono, mette a rischio l’amicizia della due quasi quattordicenni.
Si tratta del Classico “Dramma alla Mordini”. Il regista, infatti, amante del cinema di provincia inteso però come specchio voluto e ben studiato delle piccole realtà (in questo caso Via Stalingrado a Piombini) celate da altre, evidente più grandi, confeziona un’opera che, nonostante l’originalità , non gode di un buon bilanciamento. Infatti, il lavoro è tutto meno che uniforme. In alcuni tratti è intenso e di piacevole visione, in altri è statico e vuoto, e risulta noioso.