Recensione Film: Breaking Dawn – Parte Seconda
Ritenuto più che positivo il suo operato in “Breaking Dawn – Parte I”, la Eagle Pictures decide di assegnare a Bill Condon anche la regia della seconda parte dell’arrangiamento filmico ispirato al quarto ed ultimo libro della Saga di Twilight. Ovviamente presente l’ormai consacrato (ma sempre più insipido) trio composto da Kristen Stewart (Bella), Robert Pattinson (Edward Cullen) e Taylor Lautner (Jacob Black). Tale episodio suggella la fine di una saga cinematografica che ha segnato nel profondo le ultime generazioni (nel bene e nel male …).
Sopravvissuta a tre giorni di indicibili sofferenze fisiche e mentali, Bella, finalmente, completa la sua trasformazione, diventando un vampiro a tutti gli effetti. I Cullen rimangono sbalorditi dinnanzi all’incredibile rapidità con cui la neo immortale si adatta al nuovo stato fisico e, non di meno,  alla straordinaria capacità di autocontrollo che dimostra dominando inaspettatamente la sua sete di sangue durante la prima battuta di caccia dopo essersi imbattuta, insieme ad Edward, nelle tracce di due umani. Appurato il totale dominio delle sue facoltà e dei suoi istinti, il Clan finalmente concede a Bella il diritto di vedere sua figlia Renesmee, tenutale lontana in quanto la natura per metà umana dell’infante avrebbe potuto far perdere il controllo alla madre. La bambina è tutto fuorché normale. E’ soggetta ad una crescita molto accelerata e, nonostante abbia pochi mesi, dimostra già due anni. Inoltre, manifesta un potere che si rivela l’esatto opposto di quello del padre. Riesce a trasmettere le sue emozioni e i suoi pensieri col semplice contatto fisico. Si tratta di una capacità che, se non usata correttamente, potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. Irina nota la piccola durante una battuta di caccia e, pensando si tratti di una bambina vampirizzata (reato gravissimo e punibile con la morte), avvisa immediatamente i Volturi che decidono di far loro una visita pretensiosi di spiegazioni.
Degno sequel di “Breaking Dawn – Parte Prima” questo lavoro si rivela la conclusione più azzeccata. Ed ecco che termina un altro evento cinematografico generazionale, per il dispiacere dei molti fan (per lo più ragazzine sognatrici e madri di famiglia) e per la gioia degli altrettanto numerosi oppositori (lettori definitisi ormai saturi della letteratura spicciola e scontata e appassionati di cinema i quali ritengono che “Twilight” e i suoi seguiti abbiano rovinato per sempre nell’immaginario della gente l’idea classica del vampiro).