Disastro in Toscana, dopo l’emergenza è l’ora di fare due conti, per prevenire altri disastri

Il ministro dell’ambiente Clini ha presentato qualche giorno prima dell’ondata di maltempo che ha colpito Liguria, Toscana ed Umbria il primo piano concreto per mettere in sicurezza il suolo italiano ed evitare le tragedie viste nel grossetano. Si tratta di un passo storico, il primo dal dopoguerra, in grado di abbattere tutte le spese “da emergenza” che sistematicamente, almeno due volte l’anno, colpiscono una zona dell’Italia e costringono il governo ad aumentare le accise della benzina o concedere deroghe per la riscossione delle tasse.

Il piano presentato dal ministro Clini al Cipe prevede la fine delle concessioni edilizie in territori a forte rischio idro-geologico, la pulizia del letto dei fiumi, ampliamento delle fogne, sistemi di laminazione della piena, scolmatori ed invasi più grandi senza dover costruire nuove dighe.

Costo dell’intera operazione, 40 miliardi di euro da spalmare in 15 anni con azioni di governo che devono essere coordinati, senza deragliare, per 3 legislature di fila. Costi eccessivi? La messa in sicurezza del suolo italiano costa quanto il mantenimento per due anni di fila di tutto il nostro apparato militare. Per fare un esempio banale, basterebbe un totale disimpegno e smantellamento militare per due soli anni per mettere in sicurezza tutto il suolo italiano dal rischio alluvioni e terremoti.

Non potendo rinunciare a missioni militari all’estero, Clini cerca una sponda con il governo francese che ha chiesto all’Unione Europea una deroga al patto di stabilità per la messa in sicurezza del proprio suolo nazionale. Partendo dal principio che il suolo italiano e francese sono parte del suolo europeo, la messa in sicurezza del territorio permetterebbe una riduzione sensibile dei costi che vengono presentati nel momento in cui avvengono “disastri” naturali.

Il ministro Clini ha presentato un rapporto che dimostra come negli ultimi 20 anni i cambiamenti climatici abbiano colpito sistematicamente il suolo italiano, causando emergenze continue. A tal proposito, si riapre un altro capitolo doloroso, riguardante la raccolta fondi tramite sms.

Gli euro donati tramite sms corrispondono a promesse di pagamento che vengono poi corrisposte dalle singole compagnie telefoniche. Nella gestione dell’emergenza per l’Emilia gli interi fondi sono diretti ad una tavola rotonda composta dai presidente delle regioni Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, Protezione Civile ed alcuni “garanti” non meglio precisati.

La procedura per Liguria e Toscana, se attivata, dovrebbe essere la stessa, motivo per cui i fondi non partirebbero immediatamente.