La nuova Alitalia precipita, inevitabile la vendita ad Air France
Vi ricordate dei 20 capitani coraggiosi che si erano presentati al capezzale di Alitalia quando si scoprì che la compagnia di bandiera italiana era sull’orlo del fallimento? Fu l’allora premier Silvio Berlusconi a trovare una soluzione, chiamando a raccolta gli imprenditori che stavano già seguendo appalti per conto dell’amministrazione pubblica.
Erano tutti presenti con investimenti nel settore immobiliare, sanità , assicurazioni, finanza, ciclo dei rifiuti ed erano capitanati da Roberto Colaninno e Corrado Passera, l’attuale ministro dello Sviluppo Economico, ai tempi numero uno di Intesa San Paolo ed advisor della questione Alitalia.
Si operò per fare in modo che Air France non mettesse le mani sulla compagnia italiana, scorporando in due la società . La parte sana ed attiva fu affidata in gestione a Roberto Colaninno che la fuse ad AirOne, già in fallimento, mentre tutti i debiti furono letteralmente scaricati sui contribuenti italiani ed i vecchi piccoli azionisti privati.
Per i dipendenti l’allora commissario liquidatore, Augusto Fantozzi, previde 7 anni di ammortizzatori (in scadenza quindi entro e non oltre il 2015) mentre AirOne acquisiva l’esclusiva su alcune tratta nazionali.  Blindati per decreto legge alcune tratte aeree e con Air France-Klm socio al 25%, in grado già di depotenziare la qualità del servizio e con la sostanziale distruzione del progetto di Malpensa, Alitalia 2.0 è sostanzialmente naufragata in 4 anni.
Ad una riduzione del servizio offerto non è corrisposto un adeguato calo dei prezzi, la concorrenza delle compagnie low cost è stata spietata ed ha trasformato Ryanair nel primo operatore nazionale, mentre le altre compagnie low-cost, Windjet esclusa, riescono a stare sul mercato senza grossi problemi.
Anche Lufthansa è riuscita a riadattarsi al mercato, offrendo un servizio calibrato alla lunghezza del volo, mantenendo la propria identità di compagnia aerea ma rendendo gli spostamenti convenienti al pari di una low-cost. Risultato?
Il mercato mondiale delle compagnie aeree sta subendo una crisi paragonabile a quella del settore auto e le compagnie più piccole o con gravi problemi strutturali soffrono più delle altre. La stessa Air France-Klm ha chiuso questo semestre con perdite pari a 895 milioni di euro, dovuti anche a costi di ristrutturazione dei velivoli, ma registra un incremento dei passeggeri.
A conti fatti, il salvataggio dei capitani coraggiosi direttamente ad Air France, sarebbe costato 2 miliardi di euro in meno di spese correnti, soldi che si sono riversati per intero su tutti i cittadini italiani, senza che ci siano stati risultati apprezzabili e senza che nessuno possa chiedere i danni a quei coraggiosi ed incompetenti capitani di sventura.
La nuova società nata nel 2008, ovvero la CAI (Compagnia Aerea Italiana), ha collezionato ad oggi un rosso di 735 milioni di euro, con perdite pari a 630 mila euro al giorno.
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