Un anonimo lancia un monito ai pm di Palermo. “Attenti, siete spiati da Roma”
Guardatevi le spalle. Ecco le prove di come vi stiano seguendo e pedinando. Vi ricordate l’agenda rossa di Borsellino? E’ stata rubata da un carabiniere. Tieni sempre in considerazione che sto lavorando con te, nelle tenebre. Impunitas semper ad deteriora invitat.
La lettera anonima, è stata recapitata il 18 settembre scorso direttamente a casa del pm Di Matteo, uno dei magistrati che sta seguendo l’inchiesta della trattativa tra Stato e mafia che nel corso dei mesi ha subito diversi attacchi trasversali.
La lettera viene presentata quasi come un esposto, con ben dodici pagine su carta intestata con il frontespizio del simbolo della Repubblica italiana. Sul fascicolo, un numero che indica il Protocollo Fantasma.
All’interno del fascicolo tutti i dati sulla squadra dei carabinieri che andò a scoprire il covo di Riina, i nomi, i cognomi ed i percorsi intrapresi dalla squadra dei ROS del colonnello Mori e comincia con una ricostruzione dettagliata della storia di mafia dall’omicidio del segretario del PCI Pio La Torre nel 1982 fino al 1995, quando Bernardo Provenzano riuscì a fuggire tra le campagne ad un tentativo di cattura che avrebbe dovuto decapitare prima il clan dei corleonesi.
Dopo questa prima introduzione, l’informativa segnala direttamente ai pm l’esistenza di una centrale di intelligence a Roma dove vengono raccolti tutti i dati relativi agli spostamenti, le indagini, le incongruenze nei movimenti e le manovre attorno ai magistrati che indagano sulla trattativa Stato-mafia. Tra questi, un anonimo che ha raggiunto il pianerottolo di casa Di Matteo, manomettendo una cassetta elettrica, svanendo poi nel nulla.
Un dettaglio avvenuto a metà dicembre di cui solo la scorta era a conoscenza, ma, come spiega l’anonimo, è arrivato grazie alla presenza di alcuni magistrati tra la rete informativa che segue da vicino i lavori della Procura di Palermo. E per completare l’informativa, si segnala come ci siano altri testimoni ed altre prove da raccogliere per dimostrare sotto processo la trattativa:
Ci sono catacombe all’interno dello Stato sepolte e ricoperte di cemento armato, ma alcune verità si possono ancora trovare. Per farlo, indica esattamente i luoghi dove cercare ed una serie di politici della Prima Repubblica, di spicco e anche di piccolo calibro, che sono a conoscenza di una serie di verità nascoste. E’ un insider, una persona che visse in prima persona quegli anni, al punto da sapere con certezza che nel covo di Riina, prima dell’arrivo di Caselli, in via Uditore il suo rifugio fu ripulito e dopo poco tempo, l’archivio privato di Totò Riina fu fatto sparire.
Andranno fatti i doverosi riscontri, ma per la prima volta, dall’interno arriva forse un alleato insospettato per le indagini.
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