Nell'Africa occidentale si apre un nuovo rischio per i paesi europei.
E’ ancora in corso l’offensiva da parte delle forze regolari algerine nei confronti di una cellula legata ad Al Qaeda che aveva preso di mira un impianto petrolifero al confine con il Mali. Una situazione che è precipitata ieri e potrebbe trascinare i paesi NATO verso una nuova guerra, mentre per la Siria si preferisce chiudere due occhi.
La Francia ha rotto gli indugi qualche giorno fa ed ha anticipato la sua azione militare sbarcando in Mali con mezzi e uomini, rispettando la direttiva dell’ONU che autorizzava il supporto all’esercito regolare del Mali e di altri paesi africani per arginare gli estremisti islamici piazzati tra il Mali, Mauritania, Niger e Algeria.
Agli occhi della comunità internazionale salta all’occhio la differenza di trattamento rispetto alla Siria, dove da un anno i ribelli al regime di Assad sono sostenuti dall’intelligence internazionale, ma qualsiasi attività militare è stata sostanzialmente bloccata dalla Russia che “attenziona” il paese e non permette alcun intervento NATO nella zona, nonostante lo stesso governo siriano abbia provato a più riprese a destabilizzare la situazione con incursioni in Turchia e con l’omicidio del capo dei servizi segreti in Libano.
Nel nord del Mali si concentrano però diversi interessi, da quelli petroliferi a quelli soprattutto sull’uranio, che oltre ad essere la base per qualsiasi forma di centrale nucleare, è la base per un arsenale di tipo nucleare su cui Iran e cellule terroristiche legate ad Al Qaeda cercano di mettere mano. La destabilizzazione del Mali, per la prima volta, porta Al Qaeda vicina ai giacimenti mondiali del prezioso metallo.
Dal Mali è infatti facile accedere a Libia, Algeria e soprattutto Niger e Kenia, dove gli interessi francesi, inglesi e americani si mescolano a quelli iraniani e cinesi, che sono riusciti ad accedere nel continente africano garantendo infrastrutture a basso prezzo.
Difficile stabilire a priori se ci sarà un escalation dovuta al fallimento del blitz militare di ieri, dove sono rimasti uccisi 35 ostaggi e 15 miliziani, con David Cameroon che ha messo in pre-allerta le sue truppe, mentre gli USA potrebbero intervenire con alcuni blitz mirati, interporsi con forze di terra per evitare sconfinamenti in altri territori o garantire il supporto aereo e navale alle azioni sul campo. Quel che è certo, è che l’Italia, se dovesse essere coinvolta, parteciperà con aerei non armati, per operazioni di pattugliamento.
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